Una lettera dal passato by Max Simon Ehrlich

Una lettera dal passato by Max Simon Ehrlich

autore:Max Simon Ehrlich [Ehrlich, Max Simon]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788873396185
editore: Frassinelli


17

Il luogo era la biblioteca sulla Quarantaduesima Strada; l’ora: le 10.30. Martha era finalmente riuscita a trovare un parcheggio non troppo distante, e adesso saliva gli ampi gradini sul lato della Quinta Avenue, camminando davanti ai perdigiorno che si beavano al sole, ai leoni di pietra e alla gente che passa il tempo a dar da mangiare ai piccioni, per poi ritrovarsi in un buio corridoio.

Aveva ricevuto la lettera soltanto la mattina prima. Ma questo semplice evento pareva incredibile, pareva accaduto da tanto tempo, perché quando si è oppressi dal dolore, il tempo pare sempre dilatato, e le lancette dell’orologio sembrano arrancare in una specie di fantasia al rallentatore. Il mal di denti notturno moltiplica la notte in mille notti, e chi ne è afflitto ha la sensazione di non liberarsene mai. Così dal momento in cui Martha aveva visto la lettera, non aveva più smesso di pensare al processo, e aveva cercato di schiarire l’immagine che aveva nella mente, perché era sfocata e confusa e sbiadita dall’usura di quei dieci anni. E da quel momento aveva continuato a riflettere: devo ricordare ciò che è successo, devo rinfrescare la memoria.

Nel corridoio c’era una guardia che ispezionava borse e libri di chi lasciava l’edificio. Martha si avvicinò all’uomo in uniforme e gli domandò: «Dove li trovo i vecchi numeri del New York Times?»

«Di quale periodo, signora?»

Gli disse che l’anno era il 1945, e il mese, all’incirca, dicembre; e lui rispose: «Nella sezione microfilm dei quotidiani. Sala 316».

Martha prese l’ascensore ed entrò finalmente nella sala 316, una stanza enorme con delle lugubri pareti marrone, e schiere di raccoglitori verde scuro. C’erano altre persone sedute, in attesa che l’impiegato al bancone trovasse ciò che avevano chiesto. Quando arrivò il suo turno, Martha appose la propria firma e indirizzo, e l’uomo le disse: «Dicembre 1945. Quale giorno, signora?»

Non ne era certa, ma ricordava che il processo era durato almeno una settimana. Poi si rammentò dell’articolo strappato dal giornale, che iniziava parlando della richiesta di grazia negata di Lehde, e si ricordò di averlo nella borsa. Prese il ritaglio e lesse che la data della condanna risaliva al 22 dicembre, così chiese di visionare i numeri anteriori che precedevano di sette giorni quella data.

L’impiegato andò agli archivi e tornò con una serie di pacchetti, sette in tutto. Le fece cenno di andare dietro al bancone e la accompagnò a un lettore di microfilm con lo schermo verde inclinato. Le mostrò i rotoli di microfilm, ciascuno grande quanto un francobollo, e ciascuno raffigurante la pagina di un giornale. Le mostrò come inserire il microfilm nella macchina, girare la manopola per ingrandire l’immagine sullo schermo, e la lasciò sola.

Lei si disse: non lo sto facendo di nascosto da George, glielo dirò quando torna da Cleveland. Voglio solo rinfrescarmi per bene la memoria. Sono qui perché voglio rafforzare la mia fiducia in lui, e non indebolirla. Perché ci sono le prove del processo, le prove che hanno dimostrato la colpevolezza di Lehde contro ogni dubbio. E se potrò



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