Warm bodies by Isaac Marion

Warm bodies by Isaac Marion

autore:Isaac Marion [Marion, Isaac]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-06T22:00:00+00:00


* * *

L’intensità del profumo di Julie aumenta a ogni isolato. Non appena vedo le prime stelle sul cielo ovale sullo Stadio, giro l’angolo e mi fermo sotto un edificio solitario rivestito di alluminio bianco. La gran parte dei palazzi sembrano complessi multifamiliari, ma questo è più piccolo, più stretto, e incredibilmente lontano dai fitti palazzi vicini. Alto quattro piani ma con al massimo due stanze a piano, sembra un incrocio tra una casa a schiera e la torre di guardia di una prigione. Le finestre sono tutte buie tranne un balcone al terzo piano che sporge da un lato della casa. Il terrazzo sembra insolitamente romantico su questa struttura austera, finché non scorgo i fucili dei cecchini piazzati su piattaforme girevoli a ogni angolo.

Nascosto dietro una pila di cassette nel cortile coperto di prato artificiale, sento delle voci che arrivano dalla casa. Chiudo gli occhi e assaporo i timbri dolci e i ritmi pungenti. Sento Julie. Julie e un’altra ragazza che parlano di qualcosa con toni che procedono per tremolii e sincopi come in un pezzo jazz. Mi ritrovo a ondeggiare lentamente, ballando al battito della loro conversazione.

Infine le voci si dissolvono e Julie si affaccia al balcone. E andata via da un giorno solo ma dal bisogno che ho di riunirmi a lei sembrano decenni. Appoggia i gomiti alla ringhiera, e deve aver freddo con indosso solo una larga maglietta nera e le gambe nude. «Be’, sono tornata», dice, apparentemente a nessuno tranne che all’aria. «Quando sono entrata in casa papà mi ha dato una pacca sulla spalla. Una vera pacca sulla spalla, come un cazzo di allenatore di football. L’unica cosa che ha detto è stata: “Sono contento che tu stia bene”, poi è corso via a una qualche riunione per un progetto o qualcosa del genere. Non riesco a credere quanto sia… Non che sia stato mai tenero, ma…». Sento un leggero click e Julie si interrompe per un attimo. Poi un altro click. «Fino a quando non l’ho chiamato era convinto fossi morta, no? Sì, aveva mandato a perlustrare le squadre di ricerca, ma quanta gente torna viva dopo una cosa del genere? Così per lui… ero morta. E forse sono troppo severa, ma non riesco proprio a immaginarmelo che ci piange sopra. Chiunque gli abbia dato la notizia, è probabile che si siano dati delle gran pacche sulle spalle e si siano detti “tieni duro, soldato”, e siano tornati a lavorare». Guarda il pavimento come se riuscisse a vederci attraverso, giù dentro il cuore infernale della terra. «Che problema ha questa gente?», dice, quasi troppo piano perché riesca a sentire. «Sono nati con dei pezzi mancanti o li hanno persi da qualche parte per strada?».

Resta zitta per un po’ e io sono sul punto di farmi vedere, quando di colpo ride, chiudendo gli occhi e scuotendo il capo. «La verità è che mi manca quello stupido… mi manca R! So che è folle. Ma è poi tanto folle? Solo perché è… qualsia si cosa



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