101 storie di montagna che non ti hanno mai raccontato by Stefano Ardito

101 storie di montagna che non ti hanno mai raccontato by Stefano Ardito

autore:Stefano Ardito
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


54.

L’OSSERVATORIO DEL PROFESSOR JANSSEN

Oggi, in montagna, la ricerca scientifica va di moda. Sensori e centraline meteo vengono installati fino a 8000 metri di quota, climatologi e glaciologi studiano il ritiro dei ghiacciai, zoologi e botanici si occupano delle piante e degli anima- li dell’Himalaya, delle Montagne Rocciose e delle Ande. Anche se gli strumenti sono completamente cambiati, un filo rosso unisce i ricercatori di oggi agli eruditi del “Secolo dei lumi”, da Horace-Bénédict de Saussure ad Alexander von Humboldt, che salivano verso le cime portando con sé barometri e termometri.

Alle alte quote del Monte Bianco, dopo l’ascensione de Saussure nel 1787, passa un secolo prima che la ricerca scientifica trovi nuovamente uno spazio.

Nel 1890, l’astronomo parigino Joseph Vallot fa costruire un osservatorio a 4309 metri di quota, sulle rocce alla base della cresta di neve delle Bosses, che oggi è la via normale della montagna.

La costruzione comprende otto locali ed è riservata ai ricercatori e alle loro guide. Il Comune di Chamonix, proprietario di quei sassi, approva il progetto solo quando Vallot si impegna a realizzare a sue spese anche un rifugio aperto a tutti gli alpinisti di passaggio. Da allora, quando il tempo volge al brutto, questa modesta scatola di legno e lamiera salva la vita a decine di persone ogni anno.

Per altri scienziati, l’iniziativa di Vallot è una sfida.

Nel settembre 1890, mentre i lavori dell’Osservatorio Vallot volgono alla conclusione, il dottor Jules- César Janssen, presidente dell’Accademia Francese delle Scienze, lancia un proclama. «Credo che sia della massima importanza per l’astronomia, la fisica e la metereologia che un osservatorio venga costruito sulla vetta del Monte Bianco. Le difficoltà sono reali, ma possono essere superate».

Nei mesi che seguono il progetto, al quale collabora l’ingegner Gustave Eiffel, progettista dell’omonima Torre, riceve l’adesione e i finanziamenti del principe Roland Bonaparte e del barone Alphonse de Rotschild. Nell’estate 1891, una équipe di operai e di guide scava un tunnel lungo 30 metri e inclinato a 45° nella calotta glaciale della vetta, senza incontrare rocce alle quali appoggiare le fondamenta.

L’osservatorio viene installato ugualmente, e ancorato solo al ghiaccio, nell’estate successiva. Nel 1894, vengono sistemati gli strumenti, e tra questi il termometro che registra, nell’inverno successivo, la celebre temperatura di 45,4 gradi sotto zero.

Tra gli aspetti più epici dell’impresa sono le tre ascensioni alla cima compiute dal dottor Janssen, che non è in grado di salire con le sue gambe e viene trainato su una slitta da una comitiva di guide e portatori. Lo stesso promotore, nel discorso inaugurale, ammette che, nonostante la massima attenzione nel progettare la struttura, i risultati sono tutt’altro che certi. Il professore si rivela un profeta fin troppo facile. Sballottato e deformato dai movimenti della calotta, l’Osservatorio si inclina, sprofonda, perde pezzi, viene fotografato dagli alpinisti che raggiungono la cima come un vascello sballottato dalle onde. Nella primavera del 1909, quell’avamposto della scienza viene completamente inghiottito dal ghiaccio.



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