Alien Nation by Alan Dean Foster

Alien Nation by Alan Dean Foster

autore:Alan Dean Foster [Foster, Alan Dean]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sonzogno
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


8

Le spiagge californiane sono frequentate tutto il giorno tranne che d’inverno, e anche con il tempo freddo e piovoso c’è sempre qualche vagabondo o qualche coppia in cerca di un luogo appartato che ne rivendicano un tratto in esclusiva. Ma più ci si allontana dalla città, più diminuiscono le probabilità di imbattersi in uno di questi indomiti amanti della sabbia.

Zuma Beach si trova ai margini della grande metropoli, a nord di Malibù, e a un bel pezzetto di strada dalla San Fernando Valley. Quella mattina le onde si abbattevano sulla spiaggia dal Pacifico Centrale senza altri osservatori che i granchi e i gabbiani.

Non c’era nessuno a vedere la grossa limousine nera che scendeva lentamente lungo lo stretto sentiero d’accesso che conduceva al limite della spiaggia. Era l’estremità settentrionale di Zuma, la parte della spiaggia in cui meno probabili erano i visitatori già in una bella giornata, e meno ancora così presto di mattina, quando la luna usurpava ancora il ruolo di distributore di luce del sole, e la nebbia indugiava fredda e umida sui legni gettati a riva dalla risacca.

La limousine superò un’auto di vedetta occupata da due alieni, che sarebbero potuti essere di quelli che Sykes e Francisco avevano incontrato nell’X Bar, solo che questi due erano ben svegli e ben vestiti. Dopo aver segnalato che si era accorto della loro presenza, il conducente portò la limousine fino al margine della sabbia, parcheggiando accanto a un normale furgone ultimo modello.

Spento il motore, scese dall’auto e aprì lo sportello posteriore dalla sua parte, permettendo a William Harcourt di uscire con facilità. Cortese come sempre, Harcourt ringraziò il suo autista e si diresse verso il furgone in attesa. Per raggiungere il retro dovette camminare sulla sabbia; interessato a ogni novità, studiò con piacere la superficie granulosa.

Kipling, Quint e il resto della piccola banda lo attendevano dietro il furgone. Anche Watson era lì, incatenato davanti al paraurti del furgone di fronte al mare rumoroso. Quint aveva in mano una chiave inglese insanguinata. Chi avesse voluto conoscere l’origine di quelle macchie scure avrebbe potuto facilmente togliersi la curiosità dando un’occhiata alla faccia massacrata di Watson. Quint era orgoglioso del suo lavoro. Il vice direttore era insanguinato ma non aveva perso i sensi.

Harcourt ignorò l’infelice vittima delle attenzioni di Quint e si rivolse al suo torturatore. “Qualche progresso?”

L’umano roteò una spalla, facendo un gesto con l’attrezzo di ferro. “Comincio a stancarmi il braccio e finora non abbiamo ricavato niente. O è molto ostinato, o è molto duro, o è molto stupido.” Costrinse Watson a sollevare il volto terrorizzato. “Per me, direi che è stupido, ma forse lei ne sa più di me, signore.”

Harcourt fece un sorrise cordiale. “Questa la considererei una domanda retorica, Mister Quint.” Si rivolse al suo assistente, sollevò un sopracciglio.

“È ss’verdlatya ss’alo con Strader,” Kipling comunicò al suo capo.

Quint storse la bocca. “Che significa?”

“Moralmente impegnato,” spiegò Harcourt. Non che dovesse a Quint alcuna spiegazione, ma un dipendente mal informato è un dipendente poco efficiente. “La sua dedizione a Strader vale per lui più della sofferenza o della vita.



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