Cavalli selvaggi by Cormac McCarthy

Cavalli selvaggi by Cormac McCarthy

autore:Cormac McCarthy [McCarthy, Cormac]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Le bambine trattennero il fiato. Qué precioso! dissero. Ma le guardie le chiamarono e le mandarono via con un gesto.

I due prigionieri fumarono appoggiandosi ai gomiti. John Grady osservò gli stivali di Rawlins.

Dove hai messo gli stivali nuovi?

Sono rimasti al dormitorio.

John annuì e continuò a fumare insieme all'amico. Poco dopo gli altri tornarono, chiamarono i due commilitoni lasciati di guardia e fecero segno ai prigionieri di muoversi. I due ragazzi si alzarono, salutarono i bimbi con un cenno del capo e scesero in strada.

Uscirono dalla parte settentrionale del villaggio e si fermarono davanti a una casa in mattoni col tetto di lamiera ondulata e una cella campanaria vuota fatta di fango. I muri in mattoni d'argilla recavano ancora le tracce di una vernice colorata. I prigionieri smontarono da cavallo ed entrarono in una grande stanza che un tempo poteva essere stata un'aula scolastica. Sulla parete di fronte c'era una ringhiera di metallo e un'intelaiatura vuota che poteva essere la cornice di una lavagna. Il pavimento di assicelle di pino era consunto da anni di sabbia calpestata e su entrambi i muri laterali i vetri delle finestre erano stati sostituiti da pezzi di latta ritagliati dallo stesso pannello pubblicitario che formavano una specie di mosaico interrotto fra una finestra e l'altra. In un angolo, seduto a una grigia scrivania metallica, c'era un uomo robusto in uniforme cachi con una sciarpa di seta gialla al collo.

L'uomo guardò i prigionieri inespressivamente e con un leggero cenno della testa indicò il retro dell'edificio. Una delle guardie prese un grosso mazzo di chiavi appeso al muro e i prigionieri vennero scortati attraverso un polveroso cortile pieno d'erbacce fino a una piccola costruzione in pietra con una robusta porta di legno rinforzata da barre metalliche.

Nella porta, all'altezza degli occhi, c'era uno spioncino quadrato delimitato da una cornice di ferro su cui era saldata una robusta grata metallica. Una guardia tirò il vecchio catenaccio d'ottone, aprì la porta e prese un altro mazzo di chiavi dalla cintura.

Las esposas, disse.

Rawlins gli porse le manette. La guardia gliele tolse, lo spinse dentro e ripetè la stessa operazione con John Grady. La porta cigolò rumorosamente e si chiuse con un tonfo alle loro spalle.

La stanza era priva di luce, salvo quella che entrava dallo spioncino, e i due ragazzi rimasero immobili con la coperta in mano in attesa che gli occhi si abituassero all'oscurità. Il pavimento della cella era di cemento e l'aria puzzava di escrementi. Poco dopo una voce si levò dal fondo del locale.

Cuidado con el bote.

Attento al secchiello, disse John Grady.

Dov'è?

Non so. Ma stai attento.

Non vedo un accidente.

Nel buio si levò un'altra voce: Siete voi?

Alla fioca luce della grata John Grady vide la faccia a scacchi di Rawlins voltarsi lentamente. Vide l'angoscia nei suoi occhi.

Oddio! lo sentì dire.



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