Come nasce un dittatore. Le cause del trionfo di Mussolini by Donald Sassoon

Come nasce un dittatore. Le cause del trionfo di Mussolini by Donald Sassoon

autore:Donald Sassoon
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fascismo, Storia,
ISBN: 978-88-17-04306-9
editore: Rizzoli
pubblicato: 2010-05-08T16:00:00+00:00


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L’avanzata del fascismo

Fino alla seconda metà del 1920, il fascismo era rimasto ai margini della crisi sociale e politica in corso. Pressoché trascurato dalla stampa e a stento considerato una seria minaccia dai socialisti, il movimento di Mussolini era in stallo. Gli antifascisti, dai liberali ai comunisti, non lo prendevano in considerazione: Antonio Gramsci, nel novembre del 1920, descrisse il fascismo semplicemente come il volto violento del capitalismo, e gli squadristi come quelli che fanno il lavoro sporco che la società borghese non è in grado di svolgere legalmente.1 Palmiro Togliatti menzionò la minaccia fascista per la prima volta soltanto nel 1921, quando i fascisti distrussero la sede del giornale socialista di Firenze «la Difesa», mesi dopo l’inizio delle loro scorrerie in Emilia e in Toscana.2

Piero Gobetti, che scriveva settimanalmente di questioni culturali e politiche su «Energie nove» e altre pubblicazioni, analizzò il fascismo soltanto a partire dal maggio 1922, cinque mesi prima della Marcia su Roma3. Ciò non sorprende davvero: ancora a metà del 1921 Mussolini stesso, secondo il suo biografo Renzo De Felice, non aveva del tutto chiaro che cosa fosse il fascismo.4

Come spesso succede, tale era l’intensità della crisi da concentrare l’attenzione completamente sui protagonisti principali: Giolitti, i socialisti, i cattolici. Mussolini tentò di inserirsi nel gioco politico. Durante l’occupazione delle fabbriche offrì il proprio aiuto a Bruno Buozzi, il leader della fiom e si rivolse direttamente ai lavoratori aggirando i socialisti, che aveva fatti bersaglio delle sue invettive per tutto il 1920.5

Allo stesso tempo cercava il dialogo con Giolitti, assicurandosi l’inclusione di qualche candidato fascista nella lista del «blocco nazionale» per le amministrative del 7 novembre 1920. Grazie a Giolitti, alcuni dei sostenitori di Mussolini si ritrovarono così eletti a Roma e in altre tra le principali città. Ciononostante, la svolta per i fascisti non ebbe luogo nei maggiori centri urbani, bensì nelle piccole città del Centro e nelle campagne. Perché se il conflitto sociale divampava in tutti i poli industriali, anche la campagna era in tumulto, con occupazioni di terre da parte dei lavoratori agricoli in tutto il Nord e determinate zone dell’Italia Centrale e del Sud. Nel biennio 1918-19 il numero degli scioperi agricoli crebbe, rispecchiando i notevoli cambiamenti avvenuti nelle campagne durante la guerra.6 Il più eclatante di questi fu l’aumento del numero dei contadini diventati proprietari dei terreni: negli anni della guerra era stato acquistato un milione di ettari di terra da 500.000 contadini, divenuti per la prima volta proprietari.7 Ma sarebbe erroneo ammassare nella categoria «mondo rurale» tutti i diversi gruppi che lo costituivano, compresi proprietari terrieri, contadini, mezzadri, affittuari, braccianti e «borghesia rurale».

Nonostante la presenza di potenti latifondisti, prima della guerra la maggior parte del mezzo milione di proprietari terrieri italiani si trovò in grosse difficoltà a causa dell’emigrazione (più di 500.000 persone all’anno nei primi del Novecento), che aveva fatto aumentare i salari dei lavoratori agricoli. C’era poi una borghesia rurale i cui membri erano spesso considerati proprietari, dato che possedevano terre. Ma vi restavano legati per ragioni familiari



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