Di pura razza italiana by Mario Avagliano & Marco Palmieri

Di pura razza italiana by Mario Avagliano & Marco Palmieri

autore:Mario Avagliano & Marco Palmieri
La lingua: eng
Format: epub
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2013-11-14T16:00:00+00:00


Vi è tuttavia fin da subito una robusta corrente d’opinione all’interno del clero, imbevuta del tradizionale antigiudaismo di matrice cattolica, che appoggia decisamente le leggi razziali. A Taranto, ad esempio, l’8 ottobre 1938 padre Primaldo Coco firma un editoriale sul settimanale «Voce del Popolo», Gli ebrei: popolo errante, nel quale attribuisce storicamente le persecuzioni subite dagli israeliti al loro «esclusivismo politico o religioso […] tendente a conseguire ricchezze e a mettersi in mezzo alla direzione della cosa pubblica» e «avverso ai cristiani, condividendo l’ideale con la massoneria». Di qui il plauso al duce che, «facendo eco al sentimento unanime dei popoli civili, ha voluto epurare l’Italia nostra dalle influenze malefiche di questa gente, su cui pesa ancora, dopo millenni, la riprovazione del Cristo».

E padre Francesco Ruggieri, parroco della chiesa di San Giuseppe, a novembre 1938 pubblica sullo stesso giornale un lungo saggio in tre puntate, Gli ebrei a Taranto nell’epoca pagana e in quella cristiana, in cui dà sfogo a tutti gli stereotipi della propaganda fascista contro gli israeliti, accusati fin dal tempo dei romani di promuovere «aziende commerciali ai danni delle locali popolazioni che li ospitavano» e di avere al «primo posto nei loro cuori […] la moneta sonante che spillavano dalle popolazioni a mezzo dell’usura esorbitante», e affermando che «È meraviglioso il modo come Dio, pur mantenendo al popolo ebreo le sue promesse, lo punisca poi tanto esemplarmente dei suoi misfatti».

A Brescia il settimanale della Curia, «La Voce cattolica», che col nuovo vescovo monsignor Giacinto Tredici ha espresso un’adesione di fondo al fascismo, l’8 ottobre dà notizia con grande risalto, in prima pagina, delle decisioni del Gran Consiglio del fascismo, premettendo che i provvedimenti sono tesi a «garantire il costante miglioramento della razza italiana».

Questi esempi dimostrano come una certa parte del mondo cattolico, dopo la prima ondata di reazioni, avesse abbassato i toni della polemica, e diverse relazioni dei burocrati del regime lo testimoniano.

A Bologna, il 12 settembre il questore precisa che «il Clero ha dimostrato spirito di italianità e senso di opportunità; qualche isolato e sporadico caso di religioso che al problema puramente etico della razza ha fatto riferimenti di indole politica, sfavorevoli al Regime, ha trovato immeditata repressione negli organi di polizia»141, e qualche settimana dopo, il 30 settembre, aggiunge che la Chiesa «anche nella questione ebraica e razzista ha dimostrato un atteggiamento di apparente acquiescenza, pur lamentando che la legislazione fascista della tutela della razza nella parte che riguarda il matrimonio ha infirmato gli atti del concordato»142.

A Torino, il 15 settembre il suo collega evidenzia che «Commenti diversi hanno suscitato nel campo cattolico gli apprezzamenti sulla questione della razza espressi dal Papa negli ultimi suoi discorsi, ma la solidarietà dei cattolici verso gli ebrei non sembra troppo convincente. Il provvedimento che vieta agli ebrei di insegnare è stato approvato ed era atteso come atto consequenziale delle lineari direttive del Regime per la fascistizzazione della scuola e la difesa della razza». Solo «l’esclusione degli alunni dalle scuole medie è oggetto di qualche commento di vario genere»143.

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