Faccetta nera by Arrigo Petacco

Faccetta nera by Arrigo Petacco

autore:Arrigo Petacco [Petacco, Arrigo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2012-04-26T12:23:59+00:00


Assumendo il comando delle operazioni in Africa, Badoglio aveva imposto al quartier generale il proprio “stile”, assai diverso da quello di De Bono. Come racconta Indro Montanelli, che di quegli avvenimenti fu testimone oculare, il vecchio quadrunviro era di pasta diversa da quella del suo più giovane successore (era nato nel 1866, Badoglio nel 1871) e aveva dato alla sua azione di comando un’impronta politica e paternalistica, da “governatore”. L’altro era invece militare dalla testa ai piedi, con i difetti e le virtù che questa formazione comporta. Mentre il primo si era sforzato dì sottolineare il carattere fascista e civilizzatore della sua guerra e, per scrupoli umanitari, aveva ordinato all’aviazione di colpire soltanto gli obiettivi militari e le truppe in movimento, ma non i villaggi e le torme di fuggiaschi, Badoglio si rivelò subito per quello che era: un soldato professionista che operava da tecnico senza crudeltà inutili, eppure pronto senza alcuna esitazione a la guerre comme a la guerre, ossia a ricorrere a tutto pur di vincere, compreso il gas…

Frattanto, mentre da Roma si chiedevano a Badoglio “fatti” militari per Pagina 49

arrigo petacco. FaccettaNera.txt

alimentare la contropropaganda, a sollevare gli entusiasmi provvide il comandante del fronte sud Rodolfo Graziani. Un forte dualismo divideva già allora i due comandanti, sia per temperamento che per provenienza. Badoglio infatti, di undici anni più vecchio del rivale, proveniva dalla tradizionale casta militare piemontese; l’altro, invece, era un self-made man, per giunta ciociaro, che non aveva neppure frequentato l’accademia militare. Si era infatti guadagnato i galloni da generale sul campo, guidando - con spietata energia e crudeltà - la riconquista della Libia fra il 1921 e il 1929. Per questi suoi precedenti era considerato un esperto di guerre coloniali. Badoglio, suo superiore, gli aveva lasciato “libertà di azione” in Somalia, ma affinché non gli facesse troppo ombra gli aveva anche ordinato, contrariandolo non poco, di mantenere “una difensiva molto attiva per attrarre e mantenere nello scacchiere somalo il maggior numero di forze nemiche”.

Mentre a nord era in corso l’offensiva abissina, anche il fronte sud fu mobilitato da una improvvisa puntata di ras Desta che, a capo di un’armata di circa 70.000 uomini, muovendosi da Neghelli si era spinto verso il territorio somalo di Dolo affrontando una marcia di 400 chilometri attraverso un territorio desertico e inospitale. L’ambizione di ras Desta, che era il giovane genero del negus, consisteva nel poter cogliere il nemico di sorpresa, ma la sua ardita manovra si rivelò disastrosa. Graziani infatti lo attendeva a piè fermo e organizzò una reazione demolitrice. Pur disponendo di una sola divisione nazionale, la Peloritana, oltre alle bande di dubat, in tutto non più di 14.000

uomini, poteva contare su armamenti migliori e, soprattutto, su una considerevole forza aerea.

Nei giorni seguenti, sulle colonne in marcia verso Neghelli, che fungeva da retrovia dell’esercito etiopico, Graziani scatenò gli attacchi aerei, mentre la fame, la sete e il deserto decimavano l’armata di ras Desta, che giunse infine esausta e dissanguata in vista di Dolo. La lotta continuò tuttavia ancora per



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