Gratteri Nicola - Nicaso Antonio - 2010 - La malapianta: la mia lotta contro la 'ndrangheta by GratterI Nicola - Nicaso Antonio & Nicola - Nicaso Antonio

Gratteri Nicola - Nicaso Antonio - 2010 - La malapianta: la mia lotta contro la 'ndrangheta by GratterI Nicola - Nicaso Antonio & Nicola - Nicaso Antonio

autore:GratterI Nicola - Nicaso Antonio & Nicola - Nicaso Antonio [Gratteri Nicola - Nicaso Antonio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Social Science, Criminology
ISBN: 9788804593690
Google: 6Zebhm3QzPYC
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2010-01-14T23:00:00+00:00


VIII

Gli investimenti al Nord

«A inizio settembre centinaia di "uomini valorosi" (dal greco andragathoi) risalgono i boschi dell'Aspromonte, sopra San Luca (Reggio Calabria), per venerare la Madonna della Montagna. Quella statua di pietra siracusana è stata scelta a simbolo ancestrale dalla 'ndrangheta calabrese, e lassù, ogni anno, si riuniscono i rappresentanti delle famiglie ('ndrine) sparse per il mondo. Così prescrive la tradizione. Per gli altri giorni del calendario l'organizzazione "più pericolosa d'Europa" (lo afferma un recente rapporto del Bnd, il servizio segreto tedesco) ha scelto una patrona diversa: la Madonnina che brilla sul Duomo di Milano. D'oro come gli affari dei calabresi che hanno trasformato il capoluogo lombardo in una delle centrali europee della cocaina.»20

Giacomo Amadori

La 'ndrangheta oggi è dappertutto. Lo sentiamo dire spesso. Si è insediata in diciotto regioni. Com'è stato possibile?

Molti ritengono che la 'ndrangheta si sia diffusa in Italia solo sfruttando la catena migratoria e il soggiorno obbligato. Io non sono d'accordo. L'idea del contagio, della 'ndrangheta come agente patogeno non mi convince. Per due motivi. La grande immigrazione degli anni Cinquanta e Sessanta dal Sud al Nord non ha avuto come conseguenza un aumento della criminalità o della disgregazione sociale. Voglio dire che molti calabresi sono emigrati nelle regioni del Nord per lavorare, accettando i modelli delle regioni d'adozione e lo spirito del movimento operaio e della lotta di classe. Per quanto riguarda il soggiorno obbligato, introdotto nel 1956, esso per quasi un ventennio non ha prodotto fenomeni di crescita della criminalità organizzata. Questi concetti li ha spiegati molto bene Rocco Sciarrone.21 Solo negli anni Settanta, quando i capitali accumulati illegalmente con il traffico di droga trovano opportunità di investimento nei processi di corruzione dell'economia e della pubblica amministrazione, si manifesta pienamente la presenza di organizzazioni criminali al Nord.

Oggi la Lombardia è la regione che più di ogni altra rappresenta il dinamismo imprenditoriale della 'ndrangheta. Come hanno fatto gli 'ndranghetisti a insediarsi in modo silenzioso, ma continuo e pervasivo?

Per molti anni, la 'ndrangheta, ma anche le altre organizzazioni criminali infiltrate in Lombardia sono state sottovalutate. Nel 1989 l'allora sindaco di Milano Paolo Pillitteri ne negò l'esistenza e due anni dopo il procuratore generale Giulio Catelani fece la stessa cosa, sostenendo che nel distretto di Milano non c'erano sentenze passate in giudicato per il reato di associazione mafiosa. Soltanto dopo l'emergere di Tangentopoli è stato possibile istruire decine di processi che hanno portato alla condanna di migliaia di affiliati alla 'ndrangheta.

Significa che prima di Tangentopoli gli insediamenti sono passati sotto traccia?

Diciamo che ci sono state persone che non hanno saputo o non hanno voluto comprendere la portata del fenomeno. Come nel resto d'Italia. Faceva comodo far passare gli insediamenti della 'ndrangheta per prodotti di una sottocultura marginale, un esclusivo problema di ordine pubblico.

Oggi Milano è una delle piazze più importanti per il traffico di cocaina, così come, negli anni Settanta, era uno dei mercati più grossi per l'acquisto di morfina base. Anche allora c'erano le 'ndrine?

Nell'immaginario dei mafiosi Milano è sempre stata la città dello sviluppo economico, della ricchezza.



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