Graves Robert - 1944 - Il vello d'oro by Graves Robert

Graves Robert - 1944 - Il vello d'oro by Graves Robert

autore:Graves Robert [Graves Robert]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Fairy Tales; Folk Tales; Legends & Mythology, mitologia, argonauti, giasone
ISBN: 9788830446274
Google: kmzNCwAAQBAJ
editore: Longanesi
pubblicato: 2016-04-12T22:00:00+00:00


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Fu un incontro felice. Autolico e i suoi fratelli Flogio e Deileio, vivi anch'essi, che arrivarono poco dopo, non avevano visto un greco né avevano avuto notizie della loro amata Tessaglia da quando Ercole li aveva abbandonati - infatti Autolico osò usare questa parola dura. Sembra che Flogio si fosse ammalato durante il cammino e Deileio avesse una caviglia slogata, ma Ercole si fosse rifiutato di aspettarli ο anche solo di rallentare il suo solito ritmo di marcia, che era di trentacinque miglia al giorno. Rimasero quindi indietro e Autolieo, generosamente, non volle lasciarli soli. I paflagoni, che sono un popolo burbero e ostinato ma generoso, li trattarono bene; e i fratelli ricambiarono la loro gentilezza insegnando una quantità di arti e scienze utili, ancora sconosciute ai paflagoni. In particolare mostrarono loro il valore degli alberi da costruzione, come l'acero e il noce montano, che crescevano abbondantemente sulle colline ed erano altamente apprezzati in Occidente per fare tavoli e cassettoni, e insegnarono loro l'arte di stagionare e ordinare il legname per l'esportazio-ne. I fratelli organizzarono anche la pesca del tonno e rivelarono ai loro ospiti il vero valore dei beni stranieri che giungevano al loro porto via terra dalla Persia e Battriana. Fino ad allora i paflagoni avevano permesso ai troiani, loro alleati, di trattare con i mercanti armeni in una fiera annuale e si erano accontentati di una commissione insignificante sui beni venduti; da quel momento invece, per consiglio di Autolico e dei suoi fratelli, com-merciarono direttamente con gli armeni, appena questi entravano nella loro regione, ottenendo notevoli profitti come intermediari.

Questi tessalici erano divenuti ricchi essi stessi acquistando e rivendendo beni come pelli di tigre, tappeti a disegni, balsamo, cinabro, argilla rossa, onice, turchese, lapislazzulo e fogli di mica galata che re e principi mettono come vetri alle finestre delle loro camere da letto. Ciascuno di loro possedeva ora quasi tanta polvere d'oro quanto pesavano, ma tutti e tre avevano grande nostalgia della Tessaglia. Temevano troppo i pericoli del viaggio via terra e non essendo esperti maestri d'ascia non avevano nessun mezzo per tornare via mare: infatti non volevano affidare le loro vite e le loro ricchezze ai Troiani. Flogio dichiarò che avrebbe volentieri lasciato lì tutto il suo oro se questo gli avesse permesso di rivedere «i cari prati sulle rive dello Ione e del Leteo, dove pa-scolano le cavalle di razza, i puledri giocano, e i robusti giovanot-260

ti sotto i pioppi ballano al suono acuto della zampogna del man-driano».

Quando Giasone disse che la Argo era diretta in Colchide, dove egli intendeva recuperare il Vello d'Oro dal tempio di Prometeo, i fratelli ammutolirono per la meraviglia e il dispiacere.

Conoscevano la forza della flotta e dell'esercito colco e l'antipa-tia del re Eeta per la nuova religione olimpica. Comunque dissero: «Se mai doveste tornare sani e salvi dalla Colchide e passare per Sinope, non dovete assolutamente tornare in Grecia senza di noi: infatti noi vi pagheremo come pedaggio metà di tutta la polvere d'oro che possediamo - polvere d'oro raccolta



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