Il fascino del peccato by Agresti Aimee

Il fascino del peccato by Agresti Aimee

autore:Agresti, Aimee [Agresti, Aimee]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ro
editore: Nord
pubblicato: 2013-06-28T22:00:00+00:00


Salire. Stavo appena cominciando a orientarmi nel tunnel sotto l’albergo e adesso mi toccava avventurarmi nella direzione opposta, in un nuovo ignoto.

Di sicuro non mi sarei lanciata nell’esplorazione vestita così. Scivolai fuori da tacchi alti e abito rosso e infilai i più comodi jeans e maglia dalle maniche lunghe. Presi la torcia dalla cabina armadio, tirai la cordicella per accendere la luce e alzai lo sguardo al soffitto con un respiro profondo. Sin troppo profondo. Il fumo non era ancora sparito del tutto e mi fece tossire, obbligandomi ad appoggiarmi alla scala. Be’, forza: aspettare non avrebbe reso l’impresa più semplice. Salii un gradino alla volta, fin quando non fui abbastanza vicina al soffitto da far scorrere il pannello di legno. Accesi la torcia e studiai quella nuova distesa oscura. Solo travi e un passaggio di legno. Tastai in tutte le direzioni. Sembrava abbastanza grande da passarci carponi. Mi ci arrampicai e mi lasciai inghiottire dall’aria viziata di quel buco claustrofobico.

Con la torcia ben salda in una mano, iniziai a trascinarmi piano, con la maglia che mi si impigliava ovunque. Provai a ignorare le ragnatele, i pezzi di isolante masticato e qualsiasi cosa mi ricordasse la presenza di esserini a sei e più zampe lì intorno. La puzza di stantio diminuiva a mano a mano che avanzavo, e anche le pareti parevano allargarsi come vetro soffiato, sino a quando non riuscii ad alzarmi. Sulle prime dovetti stare comunque curva, ma poi, con gran sollievo di mani e ginocchia, potei anche raddrizzarmi. Il pavimento s’inclinava verso l’alto e in quel silenzio innaturale iniziarono a trapelare dei suoni. Musica, quella che animava la hall, e voci, che però non ero in grado di distinguere nel chiasso e nel fermento generali.

Per mia fortuna, la direzione era obbligata, perciò proseguii mentre le voci si affievolivano, sparivano e poi tornavano in un mormorio più tranquillo, lontano dall’eccitazione della vita dell’albergo. Il passaggio curvava verso destra e, in lontananza, intravidi un lieve chiarore. Un piccolo raggio di luce che squarciava quell’oscurità soffocante. Avanzai e il chiarore divenne due capocchie di spillo nella parete di fronte. Le voci si fecero più distinte, quasi potevo comprendere quel che dicevano. Appartenevano a un uomo e a una donna e, dai toni bassi e cadenzati, la donna doveva essere Aurelia.

A pochi passi dalla parete mi accorsi che vi erano stati praticati due fori, mi avvicinai e guardai attraverso, indietreggiando subito. Non si vedeva molto bene, ma abbastanza da capire che oltre quel muro si trovava l’ufficio di Aurelia, la quale sedeva sul divano, in compagnia di un uomo che mi dava le spalle, sprofondato in una sedia. Il mio capo aveva le gambe accavallate e si teneva la fronte con una mano. Sembrava quasi abbattuta. L’uomo si alzò, la raggiunse, le sedette accanto e le prese il mento fra le dita, guardandola dritto negli occhi. Era l’uomo misterioso dell’inaugurazione, il Principe.

«È lei, ne abbiamo la certezza. Ha tutti i segni rivelatori. Fa di tutto per nasconderli, ma posso assicurarti che ci sono.



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