Incas - L'Ombra Del Puma by Antoine B. Daniel

Incas - L'Ombra Del Puma by Antoine B. Daniel

autore:Antoine B. Daniel [Daniel, Antoine B.]
Format: epub
Tags: Action & Adventure
editore: 2001
pubblicato: 2009-12-12T14:26:38+00:00


Senza fermarsi, salirono gli scalini che portavano alle due colonne di pietra, in alto.

Villca Uma camminava davanti ad Anamaya. Nell'aria c'era una sorta di tenerezza, come se la trasparenza del cielo, l'azzurro dell'Altro Mondo di Lassù o il verde infinito dei pendii possedessero anch'essi un soffio unico, un respiro tranquillo e pacificatore.

Ma quando giunsero tra le due colonne, Anamaya scorse solo una strada larga, pavimentata in modo così accurato che tra una pietra e l'altra non spuntava neppure un filo di erba. La strada proseguiva in leggera salita fra boschetti di bambù, azalee rosse e grandi orchidee, per poi fermarsi bruscamente e affacciarsi sul vuoto.

Il cuore di Anamaya batteva così forte da impedirle di respirare. Aveva le mani e la nuca madide di sudore, ma non per la fatica del cammino: la strada percorsa quel giorno non era stata particolarmente faticosa né lunga.

All'improvviso, davanti a lei, mentre si cominciavano a scorgere i pendii delle montagne lontane, il Saggio si immobilizzò. Alzò le braccia e tese le mani verso il sole. Anamaya lo raggiunse.

La Città Proibita era là, sotto di loro.

Gli occhi di Anamaya non avevano mai ammirato uno splendore come quello. Il suo cuore non aveva mai incontrato tanta bellezza.

Incastrata fra i picchi e le valli come un'immensa e perfetta scultura, i suoi fianchi scendevano, attraverso una successione di terrazze, lungo i pendii ripidi, fino al fiume, più in basso.

Case, strade, templi, mura e campi sacri costituivano un meraviglioso tessuto di bruno, di ocra, di verdi chiari o scuri, fine e sottile come quello di un uncu reale.

Tutt'intorno e fino all'orizzonte, lontano dal mondo abitato dagli uomini, coperto dall'intenso azzurro del cielo, ora velato dalle nuvole, le montagne circondavano Picchu come tanti guerrieri sull'attenti. I pendii vertiginosi si alternavano alla luce del sole, netti come un ricamo e coperti di verde fino alla cima. Distante, nella stretta valle dove defluiva il fiume, giallo come il serpente eterno, si scorgevano già le brume della notte.

«Picchu!» mormorò Villca Uma. «Picchu!»

Anamaya rabbrividì, la gola secca.

Dall'accurato allineamento dei tetti di ichu, giallo vivo o grigi, qua e là si innalzava qualche voluta di fumo. Un gruppo di uomini e donne attraversavano il lungo cortile centrale dall'erba rasa come un tappeto. I colori vivaci delle loro tuniche e delle cappe luccicavano al sole, e gli ornamenti d'oro lanciavano brevi lampi, mentre nelle valli si allungavano già le prime ombre.

«Seguimi a cinque passi di distanza» ordinò Villca Uma, riprendendo la marcia.

Ma Anamaya rimase immobile, soggiogata dallo spettacolo, dal gioco delle ombre e delle luci del crepuscolo. La forma del picco che sovrastava a ovest la Città Segreta le fu evidente. La figura del Puma era davanti a lei.

Come una grossa bestia selvatica saziata dalla lunga corsa di una caccia vittoriosa, la montagna si era seduta a riposare, levando il muso feroce, e serrava tra le zampe possenti i templi, le strade, le case; le terrazze sembravano le pieghe della sua pelliccia!

«La montagna è viva» sussurrò Anamaya, senza rendersi conto di parlare da sola. «La montagna è viva!»

Sotto di lei, Villca Uma si girò e, con un gesto imperioso, le fece segno di incamminarsi.



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