Introduzione alla sociologia delle migrazioni by Laura Zanfrini

Introduzione alla sociologia delle migrazioni by Laura Zanfrini

autore:Laura Zanfrini [Zanfrini, L.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Manuali Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2016-01-25T05:00:00+00:00


4.1. Alle origini del concetto di integrazione

A dispetto di quanto si potrebbe pensare, data la frequenza con cui lo si evoca, il concetto di integrazione è comparso di recente nella letteratura scientifica (Penninx 2014). Il suo utilizzo si è diffuso in Europa solo dagli anni Settanta, in risposta al declino di quello che, per molti anni, aveva costituito un modello di riferimento obbligato: il paradigma dell’assimilazione.

Nella pionieristica esperienza americana, infatti, il problema del governo di una società multietnica era stato “risolto” con la previsione di una rapida assimilazione degli immigrati alla società e alla cultura mainstream: è l’aspettativa suggellata dalla metafora del melting pot1, il crogiolo in cui le differenze si fondono fino a scomparire. Formulata negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo, la teoria dell’assimilazione rifletteva l’ottimismo di una società meta di imponenti flussi migratori attratti dal “sogno americano” e vedeva nella socializzazione ai valori e agli stili di vita della società americana, l’American way of life, il viatico del successo personale – interpretato nel modo più autentico proprio dall’immigrato self made man – e di una convivenza armoniosa. Implicita in buona parte della letteratura assimilazionista era l’idea di “superiorità” della cultura americana (o, più precisamente, della maggioranza WASP), al punto di ritenere auspicabile il “disapprendimento” dei caratteri culturali inferiori (Warner, Srole 1945). Per i sociologi della Scuola di Chicago, l’assimilazione era un esito decisamente desiderabile sia per la società americana, sia per gli stessi immigrati che avrebbero, in questo modo, potuto essere accettati come membri a pieno titolo della società e fruire delle grandi opportunità da essa offerte: oltre che un processo da descrivere, essa era dunque anche un progetto politico da realizzare.

La prima e la più nota definizione di assimilazione fu formulata da R.E. Park e E. Burgess nel 1921. I due autori parlano di un «processo di interpenetrazione e fusione nel quale persone e gruppi acquisiscono memorie, sentimenti e opinioni di altri persone e gruppi e, condividendo la loro esperienza e storia, sono incorporati in una comune vita culturale». Nel modello sviluppato da R. Park et al. (1923), il processo d’assimilazione ha anche una declinazione spaziale, nel quadro di una competizione tra i vari gruppi per abitare nelle aree urbane più desiderabili. Secondo la loro ipotesi, la mobilità economica e l’acculturazione si sarebbero accompagnate alla dispersione territoriale dei membri dei gruppi minoritari e a nuove occasioni di contatto con quelli della maggioranza, preludio dell’assimilazione strutturale. Nel 1950, attraverso la teoria della race relation cycle, che riprende e sviluppa quella formulata con E. Burgess agli inizi degli anni Venti, R.E. Park ipotizzerà la successione di quattro principali processi di relazioni tra i gruppi e le culture: quello biologico di amalgama, che si basa sui matrimoni misti e sulla conseguente fusione delle diverse razze umane; quello sociale d’accomodamento, utile a ridurre il conflitto e a controllare la competizione tra gruppi caratterizzati da interessi divergenti; quello sociale di assimilazione, che può coinvolgere anche diverse generazioni, in cui i cittadini adottivi sono inconsapevolmente incorporati in una comune vita sociale e culturale; infine il processo culturale d’acculturazione.



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