Kim Jong-un il nemico necessario. Corea del Nord 2018 by Loretta Napoleoni

Kim Jong-un il nemico necessario. Corea del Nord 2018 by Loretta Napoleoni

autore:Loretta Napoleoni [Napoleoni Loretta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-01-29T23:00:00+00:00


Divertimento e vita quotidiana nella Corea del Nord

Come descrivere la vita nella Corea del Nord? «Pyongyang è un incrocio tra un asilo e una scuola di danza» dice un uomo d’affari africano che ha studiato in Occidente.32 Ma, come abbiamo visto nel capitolo 3, può assomigliare anche alla società distopica della trilogia di romanzi Divergent.

Ogni cosa sembra organizzata e, in effetti, il regime è onnipresente nella vita di tutti i giorni. «Lo stile di vita di ogni cittadino dipende dal songbun, cioè dalla casta di appartenenza. Quelli dei livelli inferiori, che sono nati in campagna o che provengono da famiglie contadine, finiscono nell’esercito per dieci anni, ma in generale non toccano un’arma e non vengono addestrati al combattimento; di fatto, sono lavoratori-schiavi del sistema» spiega il diplomatico europeo.

Questi soldati non sono particolarmente svegli. Molti mostrano i segni della malnutrizione infantile, per esempio sono molto bassi. Vengono assegnati all’esercito dopo il periodo di istruzione obbligatoria, che dura dai sei agli otto anni, in genere hanno diciotto, vent’anni. Fanno i lavori più pesanti e spesso in condizioni durissime, come dormire in tenda durante l’inverno. Rappresentano un’enorme risorsa per il regime, praticamente a costo zero. Durante le inondazioni nello Hamgyŏng settentrionale nel settembre del 2016, per esempio, la leadership ha inviato 250.000 operai (soldati) a ricostruire l’intera area con 22.000 nuove unità abitative. Quando hanno detto a noi diplomatici che avrebbero finito in due mesi e mezzo, non ci ha creduto nessuno, ma ce l’hanno fatta.

Il songbun e lo sfruttamento dei membri della casta inferiore sembrano la versione moderna dello schiavismo che caratterizzò le Coree per millenni.

Un altro fattore di discriminazione è la bellezza. «Nella Corea del Nord ci sono le cosiddette ragazze A, B e C. Le A sono quelle che vedi all’aeroporto, negli hotel, a dirigere il traffico a Pyongyang o ovunque ci siano turisti. Il regime cerca ragazze attraenti e le colloca dove ne ha bisogno» dice il diplomatico europeo. «Le A finiscono anche per marciare nelle parate come soldati. Fanno le prove e marciano, nient’altro, non vengono addestrate al combattimento o alla guerra. A ricevere un addestramento militare completo sono quelle meno carine.»

Come in qualunque regime totalitario, fin dalla nascita si è rigorosamente controllati. A Pyongyang è facile vedere genitori che portano i bambini all’asilo già a sei mesi. I piccoli vanno a scuola sei giorni la settimana mentre trascorrono la domenica in famiglia. I bambini nordcoreani imparano a non fare troppe domande e vengono istruiti ad accettare lo status quo, perciò dimostrano una curiosità limitata. Dunque è la scuola, ossia lo Stato, a plasmare le loro menti. Molti lo definirebbero lavaggio del cervello o indottrinamento ideologico.

«Fin dalla più tenera età, ai nordcoreani viene propinata una visione del tutto idilliaca del loro Paese» racconta un disertore che risiede in Canada. «Non hanno motivo di metterla in discussione.»

Il regime prevede anche momenti di svago estemporaneo. Per intrattenere chi va al lavoro o accompagna i figli a scuola, spesso agli incroci ci sono gruppi di donne che in inverno indossano tute



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