La Chiesa di Mussolini by Giovanni Sale

La Chiesa di Mussolini by Giovanni Sale

autore:Giovanni Sale [Sale, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2011-07-14T22:00:00+00:00


Voi volete fare l’opposizione? Non vi è proibito, ma fatela non al modo dei vostri nemici, bensì entro i limiti della legge e senza alcun danno alla nazione […]. Ora tale non sarebbe, se fosse, di concerto con quelli, spinta fino a precipitare rivolgimenti di governo nelle condizioni presenti, con lo strascico di una sanguinosa guerra civile e il pericolo di un governo anche peggiore, quale nell’ipotesi nostra il socialista, essenzialmente materialista, ateo e sovversivo, massime in Italia.15

Quanto poi alla pretesa distinzione tra socialismo massimalista e unitario, per padre Rosa pareva essere di poco conto, poiché entrambi discendevano dalla stessa matrice, cosicché gli errori dottrinali che già esistevano nel genus (il socialismo) si ritrovavano poi riproposti o addirittura accentuati nelle species (i diversi tipi di socialismo).

Tale articolo, come risulta dal diario di Rosa, fu rivisto dal Papa, che lo approvò e apprezzò molto, e dalla Segreteria di Stato.16 Il gesuita, preoccupato che lo scritto potesse dispiacere ai dirigenti del PPI, prima di pubblicarlo lo fece leggere ad alcuni suoi amici popolari e, accogliendo alcuni suggerimenti, eliminò quelle parti che potevano apparire come una sconfessione del partito dei cattolici da parte della Santa Sede. Di fatto, anche nel momento di maggior tensione nei rapporti tra PPI e Vaticano, si fece il possibile da parte di entrambi per non far precipitare la situazione, e in questo padre Rosa ebbe un ruolo non secondario. La prospettiva dell’unità politica dei cattolici, così come si era andata costituendo subito dopo la Grande guerra, era ormai definitivamente tramontata; anzi la costituzione del Centro nazionale, avvenuta nell’agosto del 1924, quando la polemica sulla collaborazione tra cattolici e socialisti era al suo apice, non fece altro che confermare, in modo ancora più drammatico ed evidente, la frattura che esisteva all’interno del mondo cattolico tra «popolari», rigorosamente antifascisti e antigovernativi, e «conservatori», che sostenevano invece, per fare argine alla temuta avanzata delle sinistre, il Governo Mussolini, infoltendo sempre di più le fila del clerico-fascismo. Va ricordato però che in nessun caso la Santa Sede, nonostante i ripetuti contrasti con la direzione popolare, era disposta a sconfessare apertamente e formalmente il PPI, come le veniva chiesto, anche da cattolici, e ad abbandonare quei suoi «figli così ribelli» alla violenza fascista.

Sul dibattito in corso intervenne il 6 settembre 1924 anche don Sturzo, con un articolo apparso sul «Popolo», ormai divenuto il portavoce dei cosiddetti «popolari collaborazionisti». L’ex segretario politico del PPI, pur non essendo favorevole alla scelta dell’Aventino – secondo lui le opposizioni avrebbero dovuto combattere il fascismo non soltanto sul piano morale, ma anche e soprattutto su quello politico, e l’unica sede adatta per fare questo era il Parlamento – giudicava però positivo il progetto di collaborazione attiva tra le forze aventiniane per sbloccare la situazione politica e ridare nuova vita alle istituzioni democratiche. Considerava inoltre che un accordo politico tra cattolici e socialisti moderati era ormai possibile, avendo questi ultimi imboccato la via della democrazia, lasciandosi alle spalle quella rivoluzionaria – ancora sostenuta dai socialisti massimalisti e dai comunisti – ed essendosi purgati dei vecchi pregiudizi anticlericali.



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