La fiamma rossa. Storie e strade dei miei tour (Italian Edition) by Mura Gianni & S. Barillari

La fiamma rossa. Storie e strade dei miei tour (Italian Edition) by Mura Gianni & S. Barillari

autore:Mura Gianni & S. Barillari [Gianni, Mura & Barillari, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, General, Business Aspects, Cycling, Sports & Recreation
ISBN: 9788875214302
Google: 1uRNuQAACAAJ
Amazon: B007JYG2K2
editore: minimum fax
pubblicato: 2012-01-11T00:00:00+00:00


Pantani re dei Pirenei

PLATEAU DE BEILLE, 22 luglio – Pantastique, cari amici francesi e italiani vicini e lontani. Il bello di Pantani è che lo aspetti e lui arriva. Come un treno, come un vento, come una ruspa, come una musica. Rimette in discussione il Tour, rifilando 1’40” a Ullrich. Il tedescone ha ancora 3’ di vantaggio, ma oggi s’è preso un bello spavento, secondo me anche una mezza cotta, e qualche salita sulle Alpi c’è ancora, fra qui e Parigi. Forse Pantani non vincerà il Tour, ma a modo suo l’ha già vinto. Sui Pirenei aveva due tappe a disposizione: in entrambe ha salutato alla sua maniera e se n’è andato in salita.

A Luchon è arrivato secondo, qui è arrivato primo. In totali 17 km di salita e 15 di discesa ha levato 2’ a Ullrich, ma mi sento un po’ a disagio quando uso molti numeri. È vero che il ciclismo anche su questi si basa, ma le emozioni, lo spettacolo che sa dare il ciclismo, e Pantani in particolare, non amano i numeri. Per questo torno a dire che Pantani, più che un ciclista (un ciclista fossile) è un’emozione. Si accontenta di poco, basta dargli una salita. Non tutte sono come il suo prediletto Mortirolo, ma lui sa adattarsi. Può essere la sinuosa, regolare biscia grigia dell’Alpe d’Huez, può essere l’inedita salita di oggi, secca all’inizio, poi più spianata e regolare, ma pur sempre una salita. Questa tappa dal finale wagneriano parte dolcemente, nel sole. Pantadattilo strizza gli occhi furbi e dice che non sta benissimo. Bugiardo? No, io gli credo. Il gruppo sale senza scosse, inquadrato in fila per otto, il Col de Menté, e sul Portet d’Aspet si ferma un minuto davanti alla stele di Casartelli. Ci sono i genitori di Fabio. Fornaciari, Elli, Di Grande, Tafi li abbracciano e sfiorano il marmo con una mano. Sul terzo colle, la Core, se ne vanno lo svizzero Meier e lo spagnolo Gómez. In discesa Meier va contro un muretto e vola qualche metro sotto, tra i rovi. Torna su con pochi graffi, lo spagnolo lo aspetta. In gruppo la Telekom fa andatura regolare, non proibitiva. Si ritira Olano, dolorante per una caduta di ieri. È brutto dirlo, ma in pochi ci eravamo accorti della sua presenza, e comunque sparisce un altro dei favoriti. Penso: non sarà difficile per Ullrich vincere questo Tour, sarà come mandar giù uno strudel con panna in dicembre. Errore (piccolo o grande, direbbe Bugno, vedremo). Si sale verso il Col de Port. Meier è solo, viaggia oltre i 4’ e in soccorso alla Telekom arriva qualche compagno di Pantani. Ma sono impazziti? Perché non li lasciano sgobbare da soli? «Noi», dice Martinelli, «si tira a vincere la tappa, Marco non pensa alla classifica perché Ullrich è troppo forte». Il guaio è che lo dice in diretta tv, così poi passa o per finissimo stratega o per bugiardo. Ma lui dice quello che gli ha detto il Fossile. Davanti, è splendido Meier, che doveva aiutare Casagrande, ma Casagrande s’è ritirato e Meier corre per sé.



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