La lotta di classe dopo la lotta di classe by Luciano Gallino

La lotta di classe dopo la lotta di classe by Luciano Gallino

autore:Luciano Gallino
La lingua: ita
Format: epub
editore: A.D.A. - Anonymous Digital Amanuensis
pubblicato: 2012-02-01T05:00:00+00:00


7. L’AUSTERITÀ DEI BILANCI PUBBLICI COME LOTTA DI CLASSE

D. Hai richiamato più volte il modello sociale europeo. In proposito hai fatto osservare che gli interventi diversi di cui è oggetto per salvare i bilanci pubblici possono essere considerati uno dei risultati della controffensiva delle classi dominanti contro le classi dominate. Come spieghi che tali misure trovino sostenitori anche nei governi di centro-sinistra?

R. In effetti le politiche di austerità introdotte dai governi Ue, compreso quello italiano, si connotano sempre più come una lotta di classe condotta dalle forze economiche e politiche al potere contro chi dal potere è escluso. Sono in prevalenza governi di destra o di centro-destra, e i governi così orientati interpretano, seppure in modi diversi, gli interessi delle classi dominanti, quelle che detengono il potere nella finanza, nell’industria, nelle grandi corporations. Essi, inoltre, debbono far fronte alle richieste ineludibili di organizzazioni anch’esse di destra, quali la Commissione europea, la Banca centrale europea, il Fondo monetario internazionale. Così come debbono preoccuparsi del giudizio delle agenzie di valutazione, entità strettamente private che all’epoca del capitalismo finanziario arrivano nientemeno che a far tremare gli Stati. Di conseguenza la controffensiva delle classi dominanti verso le classi lavoratrici e medie ha preso anche forma di tagli rilevanti allo Stato sociale europeo.

Un aspetto incongruo delle politiche di austerità, le quali sono in sé politiche arcignamente di destra, è che vengono sovente condotte da governi di centro-sinistra, oppure da governi di centro-destra eredi dimentichi di quelle politiche democristiane che hanno contribuito non poco a sviluppare lo Stato sociale. Per quanto attiene al primo caso, si veda cos’è accaduto in Grecia, in Spagna, in Portogallo. In questi paesi i governi socialisti e socialdemocratici al potere, sinché sono durati, dapprima hanno mentito ai loro stessi elettori sulle cause della crisi (e quando non mentivano mostravano di non aver capito assolutamente le radici profonde di essa); dopodiché hanno imposto a suon di colpi di maggioranza parlamentare misure di austerità intrinsecamente di destra. Ridurre a ogni costo la spesa pubblica; avviare un piano di privatizzazioni dei servizi pubblici; vendere al miglior offerente il patrimonio terriero e immobiliare dello Stato; modernizzare il sistema di welfare e le relazioni sindacali, che significa in realtà far arretrare di decenni sia il primo che le seconde: sono tutte ricette di destra che la crisi iniziata nel 2007 ha contraddetto in ogni possibile modo, ma che parecchi governi Ue, combinando ideologia liberista, incompetenza e a volte una buona dose di ipocrisia, hanno ora rispolverato come fossero rimedi alla crisi.

Non parlo a caso di ipocrisia. Si pensi al governo tedesco, con la sua pretesa di imporre ai paesi membri di adottare severi tagli allo Stato sociale in ossequio alla sacralità del bilancio in pareggio e al dovere di porre fine a decenni di spese pubbliche eccessive. In realtà, il suo scopo ultimo è quello di salvare le banche tedesche, che sin dai primi anni 2000 sono tra le più malandate della Ue. Soltanto il fallimento della Hypo Real Estate, nel 2009, è costato allo Stato federale più di 100 miliardi di euro.



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