La ragazza a un mondo di distanza by miss black

La ragazza a un mondo di distanza by miss black

autore:miss black [Miss Black]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Crime, Suspense, Fiction, Erotica, Romance, Erotico
ISBN: 9788828337867
Google: COBgDwAAQBAJ
editore: Miss Black
pubblicato: 2018-06-19T05:26:08+00:00


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Solo verso le due di notte l’ultimo sbirro con cui aveva parlato le disse che ora poteva andare. Ma andare dove?

«Porter dov’è? Mi ha accompagnata lui».

Lo sbirro, un indiano sulla cinquantina con le occhiaie viola, fece un gesto impotente. «Puoi aspettarlo qua» concesse, indicandole una fila di sedie.

Porter arrivò una decina di minuti più tardi. Sembrava esausto anche lui.

Si sedette lì accanto.

«Ora non so dove metterti. Se ti avessi arrestata sul serio ti rilasceremmo domattina all’alba. Ma non voglio stare qua fino a domattina all’alba».

Delyse gli lanciò una lunga occhiata. «Se posso avere una cella tutta per me…»

«Veramente pensavo di piazzarti sul divano di casa mia. Ma se preferisci una cella pisciosa…»

Lei rise. «Che ne so, Porter?». Gonfiò le guance. «Grant. Comunque mi sta bene anche il letto, contenuto compreso, dovresti saperlo».

«Non so niente» borbottò lui. La prese per un polso e se la tirò gentilmente dietro. A Delyse sembrò imbarazzato.

Casa sua si rivelò una villetta a due piani in una strada di villette a schiera tutte piuttosto simili, ma con un minimo di originalità. O meglio, le altre l’avevano. Quella di Porter doveva essere rimasta come gliel’avevano consegnata o quasi.

Era arredata in modo banale, piuttosto pulita, senza tocchi personali.

Non c’era nulla che facesse pensare che avesse una donna da qualche parte. Se ci fosse stata Delyse non se ne sarebbe stupita. Gli uomini tendevano a fare sciocchezze come portarsi a casa una tizia anche se erano già impegnati con un’altra. Per quelli che conosceva Delyse era quasi normale, ma forse in questo Porter era diverso. In fondo era un bianco, britannico doc, di ceto medio. Delyse non sapeva nulla delle loro abitudini, anche se non era mai stata troppo ottimista in merito.

«Sarebbe al piano di sopra» disse Porter, indicando le scale. Sembrava ancora imbarazzato. «Sei sicura di non preferire il divano? Cioè, io vado sul divano, è chiaro».

Lei rise sottovoce e iniziò a salire le scale. «Il letto è okay».

La sua camera era come il resto della casa. Non c’era un quadro, un poster, un adesivo. Il letto era sfatto da quella mattina, su una poltrona c’era qualche vestito.

Delyse si liberò del piumino e lo mollò su un bracciolo della stessa poltrona. Si scalzò le scarpe da ginnastica, si tolse i pantaloni di felpa viola. Solo a quel punto si voltò a guardare Porter, che seguiva la sua svestizione con aria interdetta.

Lei fece una faccia interrogativa e lui si strinse nelle spalle. «Okay, allora».

Si spogliò a sua volta. Delyse non ci trovava niente di strano, nello svestirsi e mettersi a letto, ma lui era ancora cauto. Quando fu in mutande lei indicò il suo fianco. «Quella, eh?».

Porter si sfiorò la cicatrice. «Questa».

«Un giorno o l’altro mi devi raccontare com’è andata».

Non in quel momento, comunque. In quel momento Delyse moriva di sonno. Si infilò sotto il piumino di Porter senza un pensiero al mondo. In mutande e canottiera. Il cuscino aveva il suo odore, così capì di avergli fregato il lato del letto. Rotolò dall’altro, si impossessò del cuscino che giaceva in verticale contro la testiera.



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