La stagione del fango by Antonio Fusco

La stagione del fango by Antonio Fusco

autore:Antonio Fusco [Fusco, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2020-08-13T22:00:00+00:00


24

Non vedevo Francesca da più di tre mesi. Ci eravamo incrociati in un paio di occasioni, dopo che lei aveva deciso di andare via di casa per vivere il ritorno di fiamma con Marco Romoli. Erano stati incontri per decidere alcune cose pratiche: chi doveva tenere il cane, l’uso della casa al mare e altre cose simili. Insomma, lo squallido rituale che segue la fine di una convivenza.

Ero teso e arrabbiato in quel periodo, non lo nego. Nutrivo rancore nei suoi confronti e odiavo l’uomo che me l’aveva portata via. Sono reazioni umane. Il lato oscuro delle passioni. Negli anni mi ero illuso di aver costruito qualcosa di stabile e duraturo insieme a lei, invece scoprivo che non era altro che un fragile castello di sabbia, spazzato via in un colpo solo da un’onda più lunga delle altre. Non si può chiedere a una persona di non provare nulla in un momento del genere. Quello che si deve pretendere è il controllo. Se sei un uomo devi essere in grado di controllare te stesso, anche a costo di indicibili sofferenze. Io questo l’avevo fatto.

Con il passare dei giorni, avevo cercato di farmene una ragione. Ero arrivato addirittura a comprendere il suo comportamento. In fondo, tutti abbiamo vite non vissute che si sono perse nel passato. Come barche alla deriva che ci avrebbero portato chissà dove. Facciamo le nostre scelte e il resto svanisce. La vita ci obbliga a rinunciare a ogni cosa tranne che al nostro destino. Ma la nostalgia delle opportunità mancate può essere irresistibile in alcuni momenti. Come biasimare chi cede all’inganno? Chi si illude di poter tornare indietro per dimostrare a se stesso di essere migliore di ciò che è stato? Sono arrivato a provare addirittura pena per lei. Per quella fragilità che non le aveva consentito di sopportare il peso degli anni che scivolano via inesorabili.

Francesca era lì, seduta su una panchina nascosta dai rami pendenti dei salici, nel parco della villa che Niccolò Puccini donò alla città di Valdenza affinché diventasse ricovero per anziani e persone bisognose. Mi stava aspettando. Aveva detto a Proietti che alle undici sarebbe andata a far visita alla nonna. Sapevo bene che la nonna era morta già da qualche anno, ma aveva passato gli ultimi anni della sua vita in quella residenza per anziani. Lei andava spesso a trovarla, all’epoca. Francesca era stata molto accorta nello scegliere quel posto per il nostro incontro. Se quelli di Firenze la stavano ascoltando al telefono, avrebbero pensato che avesse intenzione di andare al cimitero a pregare sulla sua tomba. Non potevano sapere di quel luogo.

Restai una decina di minuti a osservarla in lontananza, nascosto tra gli alberi. Volevo essere certo che nessuno l’avesse seguita. Non era cambiata per niente. Indossava un pesante cappotto scuro che la copriva fino agli stivali di pelle nera. Dal collo di pelliccia spuntava il naso alla francese che conferiva delicatezza ai tratti del suo viso. Stringeva sul grembo una borsa di cuoio bianca e, ogni tanto, si guardava intorno.



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