Sara al tramonto (Nero Rizzoli) by Maurizio de Giovanni

Sara al tramonto (Nero Rizzoli) by Maurizio de Giovanni

autore:Maurizio de Giovanni [de Giovanni, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788858692950
Google: RSdSDwAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-04-09T16:00:00+00:00


XXXII

Viola riponeva con cura gli obiettivi nel mobiletto, canticchiando a fior di labbra. Non era stata secondaria nella scelta della professione la passione per la manualità; e poi la forma, i metalli, i filtri e le manopole, insieme ai dati che apparivano sul display, le sequenze e i colori, i grafici.

Anche la fase successiva, la postproduzione, stare davanti allo schermo del computer per intervenire dopo sugli scatti con le regolazioni, i livelli, i frame da alternare e ricomporre, rappresentava per lei una bellezza intima e straordinaria.

Possedeva perfino due vecchie macchine manuali, che utilizzava ancora caricando rullini quasi introvabili. La sorpresa che le procuravano le immagini nel momento in cui, nella camera oscura, emergevano dalla nebbia sulla carta, le pinze e il liquido amniotico dal quale nascevano, le mollette e i fili su cui stenderle come minuscole lenzuola l’avevano sempre ammaliata. Un amore ereditato dal padre, fotografo dilettante che condivideva con lei quel silenzioso spazio, intrigante e incantato.

Da bambina si perdeva a osservare quella danza di gesti e movimenti, dopo aver passeggiato per ore alla ricerca di inquadrature.

Viola era figlia unica, e riteneva già un mezzo miracolo l’essere venuta al mondo da una relazione durata assai più di quanto fosse lecito aspettarsi, visto che una delle due persone coinvolte era la madre. Suo papà, di cui conservava una memoria dolcissima, era un uomo schivo e silenzioso, sorridente e arrendevole, un medico bravo e abbastanza noto. La chirurgia per lui era un’estensione di quella manualità che Viola aveva ereditato; ne ricordava la morte, improvvisa e devastante, la corsa verso la clinica dove si era accasciato all’improvviso dopo aver mormorato al suo assistente: «Continui lei, la prego. Non mi sento molto bene».

Allora dodicenne, la ragazza era convinta che prima o poi se ne sarebbe andato comunque, e che nessuno avrebbe avuto il coraggio di criticarne la scelta: la madre, Rosaria, era sempre stata insopportabile.

I soldi erano suoi, e a quanto pareva le conferivano il diritto assoluto di disporre dell’esistenza di chi la circondava. Era incline agli scoppi d’ira ed esprimeva giudizi taglienti, di cui magari non era convinta, ma che producevano negli altri sanguinose ferite difficili da rimarginare. Andava su tutte le furie quando intuiva che il mondo attorno a lei sfuggiva al suo stretto controllo, esteso dall’ambito economico a quello privato. Chi utilizzava le risorse di Rosaria, ed era difficile da evitare perché trovava sempre il modo di imporsi, diventava una sua proprietà; niente restava escluso, né i sentimenti, né le scelte personali.

Solo Viola, e solo in parte, riusciva a tenerle testa. Simili nel fisico, non avrebbero potuto essere più lontane nelle emozioni, visto che la giovane aveva ereditato dal padre una dolcezza e una sensibilità aliene all’indole pragmatica e concreta di Rosaria. Collerica e reattiva, diffidente ed egocentrica fino al parossismo la madre; riflessiva e pacata, altruista e incline ai rapporti umani la figlia: erano opposte nel carattere e destinate a scontrarsi di continuo.

Quando Viola aveva cominciato a convivere con Giorgio, la situazione economica di entrambi non aveva permesso una soluzione abitativa autonoma.



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