L'ultima cena del commissario Luciani by Claudio Paglieri

L'ultima cena del commissario Luciani by Claudio Paglieri

autore:Claudio Paglieri
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Piemme
pubblicato: 2014-10-20T22:00:00+00:00


Calabrò e Nadia

«Mio marito non aveva altre donne, l'ho già detto al suo collega.»

Calabrò fingeva di prendere appunti ma intanto non perdeva una mossa di Ginevra Ferrari, detta Nadia. La postura. Le mani. Gli occhi. Soprattutto gli occhi. Grandi, magnetici. E poco sinceri. «Mi scusi signora se glielo chiedo, ma come fa a esserne così sicura?»

«Me ne sarei accorta. Io sapevo tutto quello che faceva. Non aveva segreti per me.»

«La notte in cui è scomparso... le aveva detto dove sarebbe andato?»

«Certo. In Tunisia. Aveva l'aereo al mattino presto da Milano.»

«A che ora è uscito?»

«Verso l'ora di cena. Ha detto che doveva passare in ufficio a finire un lavoro, e poi sarebbe andato direttamente su.»

«In ufficio la sera?»

«Succedeva abbastanza spesso. Quando è periodo di produzione si lavora giorno e notte.»

«Ma questo non è periodo di produzione.»

«C'è sempre molto da fare lo stesso.»

Calabrò scrisse qualcosa sul taccuino. «Come si trovava suo marito all'oleificio?»

«Abbastanza bene, anche se secondo me i suoi capi lo sfruttavano. Avevo insistito perché si facesse dare un aumento, e glielo avevano appena concesso. Però lui era ambizioso, aveva grandi progetti, voleva espandersi, portare nuovi soci.»

«Per questo stava andando in Tunisia?»

Nadia esitò: «Sì, anche per questo».

«Aveva problemi con i datori di lavoro? Con i colleghi?»

«Non credo. Forse qualche collega lo invidiava, perché mio marito era un mago dell'olio. Il migliore di tutti. Non trasformava l'acqua in vino ma trasformava l'olio mediocre in olio buono, e l'olio buono in olio eccellente. Senza di lui quell'azienda sarebbe andata a bagno.»

Calabrò annuì, poco convinto.

«Veniva spesso a Genova? Aveva amici, conoscenti?»

«A Genova? No, e a fare cosa?»

«Magari qualcosa che non voleva farle sapere.»

Nadia alzò il mento, reagendo all'offesa. «Fouad non aveva segreti per me» ripeté.

«Le diceva sempre tutto?»

«Tutto.»

Calabrò attendeva lacrime che non arrivavano. Il muro della donna era incrollabile, ma sapeva che le sue parole avevano cominciato a scalfirlo alla base, e che nei prossimi giorni il dubbio si sarebbe fatto strada, e che altri segnali premonitori le sarebbero tornati alla mente.

«Forse è meglio che le dia un paio di giorni per riflettere. Potrebbe provare a ricostruire gli spostamenti di suo marito, vedere se aveva ricevuto qualche telefonata o se...»

«Ha fatto la vita di sempre. E ha continuato a lavorare come sempre. Io sentivo il suo odore quando tornava a casa la sera, l'olio ti impregna, commissario, ti impregna la pelle e i vestiti e i capelli. Era lo stesso olio di sempre, cattivo come sempre.»



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