La storia segreta del KGB by Christopher Andrew Oleg Gordievskij

La storia segreta del KGB by Christopher Andrew Oleg Gordievskij

autore:Christopher Andrew, Oleg Gordievskij [Gordievskij, Christopher Andrew Oleg]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bur Rizzoli
pubblicato: 2017-04-14T22:00:00+00:00


XI

La Guerra Fredda dopo Stalin

(1953-1963)

Mentre i membri del Presidium stavano con volto cupo intorno alla bara di Stalin, molti di loro temevano già che Berija usasse il proprio enorme potere di capo della sicurezza dello Stato per prendere il posto del defunto dittatore. Tuttavia, consapevoli del fatto che Berija li teneva tutti sotto sorveglianza, stavano attenti a non fare mosse false. Ogni membro del Presidium sapeva che Berija aveva a disposizione un dossier forse imbarazzante contro di lui.1

Berija fu pronto a consolidare il controllo sul settore estero, oltre che su quello interno, del suo impero. Nominò capo del Direttorato Estero2 un fedele accolito proveniente dall’MVD, il tenente generale Vasilij Stepanovič Rjasnoij, uomo che non aveva nessuna esperienza di spionaggio e, secondo il transfuga Pëtr Derjabin, non osava prendere una decisione senza averla prima sottoposta a Berija». Su sua insistenza, Rjasnoij richiamò in patria la maggior parte dei residenti esteri per colloqui presso il Centro. Tanto Berija quanto Rjasnoij furono criticati, più tardi, per avere reso pubblica l’identità dei residenti convocandoli tutti insieme in così gran numero a Mosca. Berija ordinò anche una massiccia revisione dell’enorme rete dell’MVD in Germania Est. Derjabin, che a quel tempo seguiva la sezione austro-tedesca del Direttorato, calcola che furono circa 800 gli elementi dell’MVD fatti tornare dalla Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Il 17 giugno una rivolta spontanea di operai a Berlino Est diede vita alla prima seria sfida al potere comunista nel blocco sovietico. Fu necessario fare intervenire due divisioni corazzate russe, e uccidere ventuno dimostranti, per sedare l’insurrezione. Al Centro di Mosca, e forse anche al Presidium, l’errore di non aver saputo stroncare la ribellione sul nascere fu imputato al caos prodotto dalla riorganizzazione dell’MVD. Secondo Derjabin, la sezione austro-tedesca del Centro considerava il generale Fadeykin, posto da Berija al comando di Kalrshorst, del tutto incompetente.3

Appena ricevute le notizie da Berlino, Berija andò sul posto a indagare, ma per tutta la durata del soggiorno in Germania continuò a tenere lo sguardo puntato con sospetto sui suoi rivali a Mosca. Quando seppe che era stata fissata una riunione del Presidium a un’ora insolita, telefonò al segretario per chiedergli spiegazioni. Gli risposero che l’ordine del giorno non comprendeva argomenti che richiedessero la sua presenza, ma lui ritornò ugualmente a Mosca con il primo aereo.4 Nel corso della riunione, diede al Presidium una valutazione cinica e precisa delle condizioni della RDT. A detta del futuro ministro degli Esteri, Andrej Gromyko, che era presente come osservatore, Berija parlò «in tono distaccato e con espressione beffarda»:

La RDT? Che cos’è questa RDT? Non è nemmeno un vero Stato. Sono le truppe sovietiche a tenerla in piedi, anche se noi la chiamiamo «Repubblica Democratica Tedesca».

Fu troppo per gli altri membri del Presidium. «Obietto fortemente» disse Molotov con indignazione «contro un simile atteggiamento nei confronti di un Paese amico.» Gli altri oratori si dichiararono d’accordo. Secondo Gromyko: «Eravamo tutti disgustati da tanta grossolanità politica».5

La nemesi, anche se Berija non se ne rendeva conto, sarebbe venuta pochi giorni dopo. La cospirazione per rovesciarlo era guidata da Nikita Krusciov.



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