L'assedio. Come l'immigrazione sta cambiando il volto dell'Europa e la nostra vita quotidiana by Massimo Franco

L'assedio. Come l'immigrazione sta cambiando il volto dell'Europa e la nostra vita quotidiana by Massimo Franco

autore:Massimo Franco [Franco, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, General, Political Science, Public Policy, Social Science, Emigration & Immigration
ISBN: 9788804663829
Google: fd8ejwEACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2016-02-14T23:00:00+00:00


VI

L’industria dell’immigrazione

Fener Beach, un’«industria» ai margini dell’Europa

Pochi sanno che esiste, che si trova ai margini dell’Europa, in quel limbo geografico e geopolitico chiamato Turchia; e che è ad appena otto chilometri di mare dall’isola greca di Kos. Quel breve braccio di Mediterraneo è l’ultimo muro liquido che i migranti, soprattutto siriani e iracheni, devono «scavalcare» per cominciare la loro seconda odissea dopo quella mediorientale, attraverso il territorio europeo. Ma la spiaggia di Fener incarna altre due cose, assai diverse tra loro, seppure tragicamente collegate. La prima è che sulla sua distesa bianca fu fotografato, con la faccia immersa nella sabbia della battigia, il corpicino di Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni affogato a settembre 2015 e diventato l’emblema della tragedia dei migranti. La seconda è che Fener rappresenta l’ultimo anello della catena di montaggio dell’industria più redditizia sviluppatasi negli ultimi anni tra l’Europa e una sorta di «para-Europa» alle sue propaggini più estreme e periferiche.

Lungo quel tratto di costa, come lungo altri simili nella stessa Turchia, i protagonisti del sogno del paradiso occidentale hanno permesso una sorta di corale riconversione dell’industria del turismo in quella dei profughi. Alberghi, ristoranti, negozi, trasporti, mazzette, prostituzione, banche, assistenza sanitaria, assicurazioni, centri di raccolta illegali: grazie a quei disperati in cerca di fortuna, centinaia, anzi migliaia di persone hanno potuto inventarsi una carriera nuova, rischiosa più per i migranti che per loro. Fonte di soldi facili, in contanti, in nero; e abbondanti per tutti. I manager di Fener Beach non sono i principali beneficiari. Rappresentano solo l’indotto di affari che cominciano nelle città siriane e irachene devastate da guerra e persecuzioni. Si gestiscono nei luoghi di confine con la Siria, o addirittura a Istanbul. E hanno la costa come punto finale: nel senso che, una volta «dall’altra parte», si mette in moto un diverso tipo di industria, collegata con la prima ma indipendente, gestita da imprenditori magari lontani, che a volte sono gli stessi governi; e da reti criminali sempre più specializzate.

Vicino a Fener c’è Bodrum, uno dei luoghi turistici più rinomati e amati dagli occidentali. Per questo, oltre che per non irritare le autorità di polizia che sanno bene quello che succede, la parte finale della «produzione» è notturna. Ma tutti, lì, chiamano quel posto «il covo dei trafficanti». È anche il titolo di un’inchiesta fatta dal settimanale statunitense «Time» nell’ottobre 2015, per ricostruire questo singolare ciclo produttivo. Quasi sempre, le immagini televisive e le fotografie immortalano migliaia di zainetti e giubbotti di salvataggio arancioni ammassati sulle spiagge dove i migranti approdano; oppure gommoni sventrati dagli scogli, o barche malconce di legno affondate, sulle quali fino a poche ore prima si affollavano in ogni centimetro quadrato di spazio aspiranti profughi. Fener «racconta» invece da dove vengono quei kit per migranti. Chi li produce. E con quale giro di affari.

È stato calcolato che dopo il picco di settembre e le prime contromisure dell’Ue, il passaggio in barca a Kos è salito da 1000 a 1200 dollari a persona. Tra agosto e settembre



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