Le guerre nel deserto by Marco Lucchetti
autore:Marco Lucchetti [Lucchetti, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788822775566
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-02-14T23:00:00+00:00
Significava, insomma, un capovolgimento della loro tradizionale way of life; e che lâeuropeo di turno si chiamasse francese, inglese, italiano o tedesco, importava ben poco. Ma agli italiani, che non sopportavano di essere odiati, quella rivelazione procurò parecchi patemi.
Indro Montanelli, Due secoli di guerre
Si tornò così ai rastrellamenti, alle perquisizioni e alle impiccagioni, giustificati agli occhi della truppa dalla ferocia che gli arabi usavano sui prigionieri e sui cadaveri dei soldati italiani.
Il 1911 si chiudeva con due note positive: la prima era che gli ospedali italiani allestiti a Tripoli erano riusciti a debellare lâepidemia di colera, curando e salvando anche numerosi libici; la seconda che i genieri avevano costruito a tempo di record una ferrovia a scartamento ridotto che collegava la città con lâoasi di Ain Zara.
Anche il 1912 si aprì positivamente per gli italiani. La situazione andava migliorando e molte tribù, che volevano saltare sul carro del vincitore, accettarono di sottomettersi, rimanendo sinceramente fedeli allâItalia fino al termine della campagna in Africa settentrionale del 1940-1943. Vi erano però altre popolazioni che volevano combattere e continuavano a ricevere rifornimenti, denaro, armi e munizioni attraverso le carovane che giungevano dalla Tunisia e dallâEgitto. Gli italiani, dopo la conquista di Ain Zara e dei suoi caposaldi, si erano spinti fino a Zanzur senza però occuparla. Lâoasi era di fondamentale importanza perché era una tappa obbligata per tutte le carovane che provenivano da ovest e il suo possesso permetteva un maggiore controllo su tutta lâarea. Intanto, per evitare i saccheggi e le incursioni dei beduini e dei turchi, era stata creata una nuova linea fortificata che partiva dalla costa e faceva perno su Ain Zara. Il 18 gennaio 2.000 uomini al comando del colonnello Amari attaccarono Gargaresc, che formava un cuneo allâinterno della linea difensiva italiana. Furono respinti, ma tornarono allâattacco due giorni dopo, conquistando lâoasi.
Ain Zara era stata trasformata in una fortezza quasi imprendibile, con fossati, reticolati, trappole, terrapieni, riflettori, nidi di mitragliatrici e piazzole per i cannoni, il tutto protetto da sacchi di sabbia. La ferrovia la collegava direttamente con Tripoli e le permetteva di ricevere rinforzi e rifornimenti in brevissimo tempo. La ricognizione aerea, inoltre, segnalava ogni movimento o assembramento del nemico. Quando il 28 gennaio una forza di circa 4.000 turco-libici partita da Gebel-Gharian, la nuova base di Enver Pascià , attaccò Ain Zara con lâintenzione di riconquistarla, fu sonoramente battuta in un paio dâore dai difensori, costituiti dal 6°, 40° e 50° Fanteria, un battaglione del ii Granatieri e uno degli Alpini Mondovì e alcune batterie. Gli ottomani, invece di ritirarsi, si riorganizzarono per tentare un nuovo assalto, ma furono preceduti dal contrattacco italiano: i soldati uscirono rapidamente dalle trincee accompagnati dai cannoni leggeri e, attraversati i reticolati, piombarono dietro le dune dove si stavano radunando i nemici, cogliendoli di sorpresa. I turchi si difesero strenuamente mentre i libici, presi dal panico, si diedero alla fuga inseguiti dagli italiani che, dopo qualche chilometro, li lasciarono scappare. Le perdite italiane furono di 2 morti e 15 feriti, mentre gli avversari contarono 430 morti.
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