L'estate del Gigante by Enrico Brizzi

L'estate del Gigante by Enrico Brizzi

autore:Enrico Brizzi [Brizzi, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2020-05-27T12:50:26+00:00


VI. Da Chamonix al Col de la Forclaz

Dopo la faticosa tappa di ieri, a colazione si vedono solo musi lunghi ed espressioni intimorite.

A peggiorare le cose, Ester ha una caviglia gonfia, ma non ne vuole sapere di saltare la giornata di cammino prendendo il treno che la porterebbe direttamente a Martigny.

Sarebbe il piano più sensato, ma neppure Zara riesce a convincerla.

«Brutta culona!» l’apostrofa l’infortunata. «Salici tu sul treno! Io non mollo! E in Svizzera ci arrivo sulle mie gambe!»

«Hai uno zaino troppo pesante» osserva Jordi. «Perché non rispedisci qualcosa a casa?»

«Dài, sorella» insiste la donna che stanotte ha cercato di darsi fuoco sotto i miei occhi. «Arriviamo comode comode laggiù e ci facciamo un giretto in paese». Poi ci rivolge uno sguardo colmo di speranza e domanda: «Dite che laggiù me la riesco a procurare, una piastra per capelli? La mia non si trova più».

«L’ho regalata, d’accordo?» rivela Ester.

«A chi?»

«A chi la trova. L’ho lasciata apposta in albergo tre giorni fa, la tua dannata piastra!»

Zara la fissa sgomenta. «Davvero?» trasecola. «Ma sei una stronza!»

«Ehi! Puoi anche farne a meno! Mica muori, se anche hai i capelli in disordine!» s’inserisce Linda mentre noialtri uomini ci guardiamo imbarazzati.

«E tu mica muori, se ti fai un quintale di cazzi tuoi!» reagisce Zara, le mani strette intorno alla tazza di tè che tremano per la tensione.

«La stai trattando come fosse la tua sherpa personale» insiste Linda. «Non hai la minima idea di come si deve stare in montagna, e ora che è in difficoltà…».

«Perché non ragioniamo, invece di bisticciare come…» prova a frenarla Doc, ma la moglie gli rivolge un’occhiata feroce.

«Sto parlando!» fa presente. «Ti piace proprio, interrompermi!»

Quello si stringe nelle spalle, mortificato, ma lei è già tornata ad attaccare Zara.

«Stai rovinando il viaggio a tutti!» l’accusa.

«Non è vero!» si fa sentire Ester, ma nessuna delle due contendenti la considera.

«Stai zitta, maestrina! Sciattona che non sei altro!»

«Stronza! Sei venuta qui vestita come una battona!»

«Ora basta!» s’infuria Cam. «Mi avete stufato tutte e due! Se volevo sentire donne che starnazzano, restavo a casa da mia moglie e quell’altra nevrastenica di sua madre!»

Sentirlo parlare così, dopo che ha tessuto gli elogi della sua situazione domestica, mi meraviglia.

Sembra rendersene conto, perché sente il dovere di aggiungere: «Uno cerca di far buon viso a cattivo gioco, d’accordo? A convincersi che va tutto bene anche quando non va bene per niente. Ma qui siamo in vacanza, e dei problemi che ho lasciato a casa non voglio saperne nulla. Sono qui per ammirare la montagna come apparve a Percy Bysshe Shelley, non per ascoltare litigi da pescivendole! Quindi mute, signore, mute e col sorriso, ché delle vostre lune storte non sentiva la mancanza nessuno!»

La discordia che regna nel gruppo è un segnale da non sottovalutare, ma il vero guaio è che neppure il meteo promette bene. Così Jordi e io concordiamo una tregua di una mezz’ora, che spendiamo per ridisegnare la tappa bevendo un caffè in un bar dall’aria pretenziosa ma quieta.

Il locale sorge a pochi passi dal monumento a



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