L'Italia della disfatta by Indro Montanelli Mario Cervi

L'Italia della disfatta by Indro Montanelli Mario Cervi

autore:Indro Montanelli, Mario Cervi
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2016-07-23T04:00:00+00:00


L’Operazione Torch per lo sbarco in Africa era stata decisa da Churchill e da Roosevelt il 25 luglio 1941, con l’approvazione di Stalin, che premeva per il secondo fronte e avrebbe preferito quello europeo, ma si accontentò di ciò che gli veniva offerto. I preparativi per lo sbarco non sfuggirono ai servizi segreti, nemmeno a quelli italiani. Ma quando il generale Amè, capo del Servizio informazioni militari, inviò a Mussolini e a Cavallero una nota al riguardo «corredata da grafico dimostrativo», si avvide che non destava interesse «né presso il Capo del governo né presso il Capo di Stato Maggiore generale». Hitler non credeva al secondo fronte, e i Comandi italiani avevano una visuale limitata dello scacchiere mondiale.

Torch era stata affidata a un Generale che in vita sua non aveva mai comandato, sul campo di battaglia, nemmeno un plotone, ma che godeva di molta considerazione presso il Capo di Stato Maggiore a Washington, Marshall. Quel Generale era Dwight David Eisenhower. Questo uomo di caserma, avido di fumetti più che di saggi culturali, estraneo alle grandi trame della politica internazionale, fu costretto ad addentrarsi in quel groviglio di serpi che era la situazione francese del 1942: con De Gaulle resistente a Londra, Pétain stancamente filo-tedesco a Vichy, e l’Africa Settentrionale francese sostanzialmente autonoma, ma formalmente non ribelle al vecchio maresciallo, con un fiammeggiare di ambizioni personali. Per ottenere il massimo possibile di adesioni all’azione, e anche per assicurare il mantenimento del segreto (precedenti esperienze avevano dimostrato che dall’entourage di De Gaulle filtravano spesso notizie preziose per il nemico), era stato deciso di tener fuori dall’iniziativa i Francesi «liberi».

Sia l’ammiraglio Darlan, comandante in capo delle forze francesi e vice-presidente del Consiglio nella Francia occupata, sia il generale a riposo Henri Giraud, fuggito dalla prigionia tedesca, avevano fatto sapere che ambivano «al Comando supremo di un’eventuale spedizione nell’Africa Settentrionale francese e che avrebbero fatto schierare le truppe locali al fianco degli alleati».

Il 5 novembre 1942 Eisenhower si trasferì a Gibilterra, e il 7 vi ricevette Giraud che credeva di essere stato chiamato per guidare lo sbarco. Saputo che non era così, proclamò che avrebbe fatto da spettatore, ma poi ci ripensò e si dichiarò pronto ad amministrare i territori liberati. Ma a quel punto si seppe che Darlan era ad Algeri, e che, più o meno ambiguamente, era disponibile (toccò infatti a lui di firmare, qualche giorno dopo, un accordo con Eisenhower per la rinuncia dei Francesi d’Africa a ogni opposizione all’avanzata alleata). La notte sull’8 novembre da Gibilterra Ike vide passare i convogli. Erano 110 navi da carico e 200 da guerra che puntavano sulla costa mediterranea dell’Africa, provenienti dall’Inghilterra. Altre si dirigevano su Casablanca direttamente dagli Stati Uniti. Settantamila uomini per la sola fase iniziale dell’operazione, e poi un afflusso massiccio e continuo. Ad Algeri lo sbarco non fu ostacolato, a Orano fucilieri della Marina francese si batterono con qualche vigore, a Casablanca tutto andò liscio, anche il mare. Il 12 novembre ogni sporadico combattimento era cessato, e il 23 novembre Eisenhower insediò il suo quartier generale ad Algeri.



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