Musica dura by CONNELLY Michael

Musica dura by CONNELLY Michael

autore:CONNELLY Michael
La lingua: ita
Format: mobi
ISBN: 8838478120
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2002-12-31T23:00:00+00:00


* * *

Bosch attraversò di nuovo la sala agenti e telefonò alla Southwest per cambiare le prenotazioni del volo di ritorno dalle tre del pomeriggio alle dieci e trenta di mattina. Sapeva che Iverson lo stava osservando da una scrivania a quattro metri di distanza, ma non lo guardò.

Quando ebbe finito infilò la testa nell’ufficio di Felton, che era al telefono, abbozzò un gesto di saluto e si allontanò.

Tornati sull’auto a noleggio, Bosch ed Edgar decisero di andare al carcere giudiziario. Volevano prendere accordi sul trasferimento di custodia prima di provare a rintracciare Layla.

Il carcere era accanto al tribunale. Un sergente di nome Hackett, addetto alle scarcerazioni, spiegò ai due detective come e dove avrebbero ricevuto in consegna Goshen. Il mattino seguente ci sarebbe stato qualcun altro di turno, ma la procedura era sempre quella e Bosch si sentiva più tranquillo conoscendola in anticipo. Avrebbero caricato Goshen sulla loro auto in un’area chiusa e protetta. Con ogni probabilità non ci sarebbero stati problemi. Non là, almeno.

Seguendo le istruzioni di Hackett raggiunsero un quartiere medio-borghese a Las Vegas Nord e trovarono il luogo dove una volta Goshen aveva accompagnato Layla. Era una casetta in stile bungalow con finestre dall’intelaiatura in alluminio. C'era una Mazda RX7 parcheggiata sotto la tettoia del vialetto.

Venne ad aprire una donna sui sessantacinque portati bene, e a Bosch, mentre le mostrava il distintivo, sembrò di riconoscere i lineamenti di Layla nel suo viso.

«Signora, mi chiamo Harry Bosch e questo è Jerry Edgar. Veniamo da Los Angeles e stiamo cercando una giovane donna con la quale dovremmo parlare. È una ballerina e si fa chiamare Layla. È qui?»

«Non vive qui. Non so di cosa sta parlando.»

«Io credo di sì, signora, e le sarei grato se volesse aiutarci.»

«Gliel’ho già detto, non è qui.»

«Beh, noi abbiamo saputo che abita qui con lei. È esatto? Lei è la madre? Layla ha cercato di contattarmi. Non c’è alcun motivo per cui debba aver paura.»

«Riferirò il vostro messaggio… se la sento.»

«Possiamo entrare?»

Bosch appoggiò la mano alla porta, spingendola lentamente ma con decisione tanto da spalancarla prima che lei potesse ribattere.

«Non potete…»

La donna non terminò la frase. Sapeva che sarebbe stato inutile. In un mondo perfetto gli sbirri non avrebbero potuto entrare in casa sua in quel modo. Ma quello non era un mondo perfetto.

Bosch si guardò attorno. C’erano dei mobili vecchiotti, divano e poltrona ricoperti da una fodera di stoffa, probabilmente per mascherare l’usura, un televisore ancora di quelli con la manopola per cambiare canale e un tavolino con alcune riviste femminili.

«Vive sola?» chiese.

«Sola, solissima» rispose lei indignata, come se quella domanda fosse un insulto.

«Quando ha visto Layla per l’ultima volta?»

«Non si chiama Layla.»

«Questa era la mia seconda domanda. Qual è il suo vero nome?»

«Si chiama Gretchen Alexander.»

«E lei è?»

«Dorothy Alexander.»

«Dov’è Gretchen, Dorothy?»

«Non lo so e non gliel’ho chiesto.»

«Quando se n’è andata?»

«Ieri mattina.»

Bosch annuì a Edgar che fece un passo indietro, si girò e imboccò il corridoio verso il retro della casa.

«Dove sta andando?» chiese la donna.

«Solo a dare un’occhiata in giro, nient’altro» le spiegò Bosch.



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