Mussolini fondatore dell'Impero by Esmonde M. Robertson

Mussolini fondatore dell'Impero by Esmonde M. Robertson

autore:Esmonde M. Robertson
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fascismo, Mussolini,
editore: Laterza
pubblicato: 1977-12-05T16:00:00+00:00


IX. LA MOBILITAZIONE DELL’ESERCITO ITALIANO

Al suo arrivo a Roma il 4 gennaio 1935, Laval ricevette un’accoglienza tumultuosa. Con tutto ciò, il susseguente mercanteggiamento tra diplomatici francesi e italiani si rivelò talmente difficoltoso che per un momento sembrò che le trattative sarebbero state sospese. Mussolini respinse una proposta francese in base alla quale egli avrebbe dovuto dichiarare per iscritto che tra l’Italia e l'Ungheria non esisteva alcun accordo militare. Né era disposto a estendere gli accordi di Roma del 1934 per includervi la Jugoslavia. L’accoglimento di tali proposte, protestò, lo avrebbe messo in difficoltà con il partito fascista. Tuttavia disse a Laval che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per migliorare i rapporti dell’Italia con la Jugoslavia, in cambio di un désistement dei francesi in Etiopia. Laval mostrò il suo assenso con una strizzatina d’occhio. Ma dopo questo incontro privato avvenuto tra Laval e Mussolini la sera del 6 gennaio, il francese disse ai rappresentanti delle due delegazioni: « C’est fini » 1. Il giorno dopo furono stipulati otto accordi, quattro dei quali furono resi pubblici e quattro tenuti segreti.

Gli accordi « pubblici » riguardavano l’Europa centrale e orientale. Francia e Italia si sarebbero consultate, nell’ambito dell’ordinamento della Società delle Nazioni, in merito ai provvedimenti da prendere qualora l’indipendenza dell’Austria venisse minacciata. L’Austria e gli « altri Stati interessati » — in cui si dovevano includere i suoi vicini (tranne la Svizzera) e forse la Romania e la Polonia — sarebbero stati invitati a concludere una convenzione reciproca di non intervento nei rispettivi affari interni2. Gli italiani cercarono di convincere la Germania, ma senza riuscirvi (il 28 gennaio), ad aderire a questo piano. Gli ungheresi, poi, trovarono in particolare da ridire sull’inclusione della Jugoslavia. Nel presentare una protesta ufficiale subito dopo la firma degli accordi, si sentirono dire da Mussolini che, se l’Italia non avesse appoggiato l’Ungheria durante la crisi di fine dicembre del 1934, per gli jugoslavi sarebbe stato un gioco da ragazzi marciare su Budapest3. Di lì a pochi mesi Hitler avrebbe avuto poca difficoltà ad abbracciare la causa del revisionismo ungherese e, quando gli avrebbe fatto comodo, a deviarla verso la Cecoslovacchia anziché contro la Jugoslavia4. Per un momento, agli inizi del 1934 (come abbiamo visto al cap. V), Mussolini aveva ritenuto decisivo un accordo politico con la Jugoslavia. Ma non vi riuscì, cosa che in seguito ebbe gravi conseguenze.

In un Protocollo segreto sul disarmo, in base agli accordi di Roma la Francia e l’Italia stabilirono di consultarsi qualora la Germania « modificasse con atto unilaterale i suoi obblighi in materia di armamenti ». Con questa clausola ci si proponeva di essere all’altezza della situazione nel caso in cui il I marzo la Saar fosse ceduta alla Germania, a seguito del plebiscito indetto per il 13 gennaio 5.

Non si sapeva cosa avrebbe fatto successivamente Hitler. Lo si poteva domare, oppure si sarebbe imbarcato in una nuova impresa rischiosa? Alla fine del 1934 il progetto di Simon era di fare rientrare la Germania nella Società delle Nazioni e di giungere con essa a un accordo di massima 6.



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