Oltre l'infinito by Mauro Magatti

Oltre l'infinito by Mauro Magatti

autore:Mauro Magatti
La lingua: ita, fra, ita
Format: epub
ISBN: 9788858833322
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-09-05T16:00:00+00:00


4. Sulle condizioni istituzionali per la moltiplicazione del desiderio soggettivo

Lo stretto legame tra l’utilitarismo e la teoria economica moderna è ben visibile nell’implicita convergenza tra l’opera di Adam Smith – l’autore che fornisce la base teorica ed etica all’idea moderna di mercato – e quella di Marx, il quale ne rappresenta l’antagonista principale. Una convergenza realizzata tutta attorno all’idea di un essere umano che persegue il proprio interesse.

Com’è noto, Smith era un filosofo morale. E la sua preoccupazione principale era di fornire una giustificazione dei processi di costruzione della comunità politica. E in effetti, l’intuizione del filosofo scozzese è, da molti punti di vista, straordinaria. Smith infatti abbandona la strada seguita fino a quel momento, la quale, basandosi sulla distinzione tra essenza ed esistenza, comportava una pressione disciplinare molto elevata sui comportamenti individuali. La virtù è sempre un obiettivo precario e difficile da ottenere. Per questo, essa non è sufficiente per edificare la città.

Rispetto all’impostazione classica, Smith compie una vera e propria rivoluzione: il progresso sociale, e in particolare il benessere delle nazioni, non dipende dal faticoso e perennemente frustrante lavoro di educazione morale dei singoli individui. Per quanto tale opera sia sempre necessaria e opportuna, essa non è sufficiente per cambiare le cose. Al contrario, Smith, osservando la nascita delle prime forme di mercato moderno, arriva a una conclusione sorprendente: in presenza di determinate condizioni – cioè in presenza di regole del gioco che favoriscono alcuni tipi di comportamento e ne stabilizzano gli effetti – accade una cosa che la saggezza tradizionale non era mai riuscita a vedere né tanto meno ad ammettere: e cioè che il perseguimento dell’interesse individuale non è un fattore di disordine e conflitto, ma piuttosto il motore del benessere delle nazioni. Tali condizioni esistono all’interno del mercato che, di conseguenza, deve diventare l’infrastruttura basilare per rendere possibile un vero sviluppo sociale ottenuto mediante la prosperità economica. L’ipotesi è fulminante, dato che permette la quadratura del cerchio: la ricchezza delle nazioni come risultato dell’egoismo individuale. Il cambiamento di registro è totale: dopo Smith, non si tratta più di lavorare sugli orientamenti morali,1 ma di stabilire regole del gioco (quelle della concorrenza in primis) in grado di trasformare i vizi privati in virtù collettive. Il desiderio, l’ambizione, l’interesse – civilizzate dalle condizioni istituzionali create dal mercato (Hirschman, 1979) – divengono in poco tempo le energie da cui scaturiscono sviluppo economico e crescita sociale, a prescindere dal miglioramento di sé che era stato fino ad allora il presupposto di ogni progresso. Da quel momento in avanti, proprio quei comportamenti che per secoli erano stati censurati si trasformano nel motore dello sviluppo.2 E, per questa via, in potenza collettiva.

Pur arrivando a conclusioni opposte, Marx offre una lettura complementare, e in fondo compatibile con quella di Smith. Sul piano economico, è il processo stesso di accumulazione capitalistica realizzato dalla borghesia a incarnare la potenza, mediata da quel particolarissimo mezzo che è il denaro e che, secondo Marx, incorpora la perversione (Verkehrung) e la confusione di tutte le qualità umane



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