Quei giorni felici by Heike Koschyk

Quei giorni felici by Heike Koschyk

autore:Heike Koschyk [Koschyk, Heike]
La lingua: eng
Format: epub


27

Amburgo

Le settimane ad Amburgo passarono in un batter d’occhio. Il primo giorno, il padre, Otto e Hans raggiunsero in treno la città dove, osservandolo al lavoro, si convinse del talento commerciale del fratello minore. Le mattine successive Otto si presentò in diverse banche per contrattare un prestito con cui ripagò immediatamente la ferramenta ordinata in precedenza.

Di sera aiutava il padre nell’orto, come aveva sempre fatto da ragazzo. Perlopiù lavoravano in silenzio e, tra erbacce strappate e barbabietole piantate, rapidamente si restaurò l’antica intimità.

«Sono molto orgoglioso di te, figlio mio» disse il padre un giorno mentre raccoglievano gli asparagi per la cena. «Affronti le cose nel modo giusto.»

Otto era felice perché in quel momento per lui si stava chiudendo un cerchio. Adesso doveva soltanto dimostrare al padre di saper portare al successo quell’impresa che per il momento consisteva in nient’altro che un prestito e un ordine di strumenti.

Il giorno prima di rimettersi in viaggio, Otto aveva un appuntamento con Johann, che aveva terminato il suo lavoro come assistente all’Istituto di Fisiologia dell’Università di Berlino insieme al professor Thierfelder ed era tornato a vivere ad Amburgo. Si sarebbero visti all’Isola di Gurlitt sull’Alster, davanti al club di vela dove Johann aveva una piccola barca.

L’amico, che lo stava già aspettando su una banchina, si tolse il berretto e lo sventolò per salutarlo. Si vedeva già la prima stempiatura, anche se non aveva nemmeno trent’anni. Ma aveva un bell’aspetto, sembrava quasi felice e gli brillavano gli occhi quando salirono sulla barca a vela per navigare sull’Alster.

«Com’è andata a Berlino?» chiese Otto, dopo che Johann sistemò la vela e si mise al timone.

«Ho imparato tutto il possibile su come annientare i batteri» scherzò citando una lettera di Otto.

E nacque subito una vivace discussione durante la quale l’iniziale ritrosia scivolò rapidamente in una sensazione quasi di fratellanza, che gli anni trascorsi invano non avevano cancellato.

Otto annuì in segno di approvazione. «Non è l’istituto fondato in risposta all’epidemia di colera?»

«Esatto.» Incrociarono un’altra barca a vela, Johann tamburellò sul berretto prima di ricominciare a parlare. «In tutti questi anni non ho mai desiderato altro che lavorare lì. L’Istituto di Igiene mira al benessere di tutta la popolazione, compresi i ceti più bassi. Non è concepibile che delle persone muoiano solo perché non hanno un fuoco su cui bollire l’acqua o perché non sanno leggere abbastanza bene da comprendere gli avvisi esposti dal Comune. La salute non può dipendere dai soldi.»

«Come ai tempi del colera» disse Otto.

Johann tacque e fissò la riva dell’Alster.

Per un po’ Otto se ne stette ad ascoltare il gorgoglio dell’acqua che si infrangeva sulla chiatta.

Lo sguardo dell’amico si era incupito, e Otto si ricordò della conversazione che avevano avuto una sera nel giardino dei suoi genitori. Quando Johann gli aveva raccontato che leggeva i rapporti dell’Istituto Medico perché non voleva che si ripetesse mai un’epidemia, nei suoi occhi si leggeva lo stesso identico dolore.

«Che cosa successe?» gli domandò.

Johann si alzò, girò la vela e fissò meglio il nodo. Poi guardò Otto.

«In quel periodo persi un caro amico.



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