Sherpa by Pradeep Bashyal & Andkit Babu Adhikari

Sherpa by Pradeep Bashyal & Andkit Babu Adhikari

autore:Pradeep Bashyal & Andkit Babu Adhikari [Bashyal, Pradeep & Adhikari, Andkit Babu]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Corbaccio
pubblicato: 2023-06-01T09:58:15+00:00


Capitolo 7

UNA STRANA LEGGENDA

Il 23 maggio 2013, il giorno prima del suo quarantaduesimo compleanno, Phurba Tashi Sherpa catturò l’attenzione mondiale con la sua ventunesima salita all’Everest, uguagliando così il record di Apa Sherpa, meglio noto come Super Sherpa. Quella fu anche la sua ultima volta. Phurba Tashi, soprannominato lo ‘yak dell’Everest’ per la sua forza tremenda, un fisico in grado di gestire sia la quota sia i problemi legati all’arrampicata in quota, aveva infatti deciso di smettere. Eppure, giovane, in forma, molto richiesto come guida, Phurba Tashi aveva un avvenire promettente davanti a sé.

In genere, la maggior parte degli sherpa che ha accumulato un numero salite all’Everest simile al suo, ci ha impiegato circa vent’anni; Phurba Tashi, invece, lo aveva fatto in soli quindici.

Durante i suoi anni di attività, anche quando gli capitava di fare avanti e indietro due o tre volte a stagione, rientrava senza un graffio.

«La mia esperienza e il mio coraggio mi hanno sempre molto aiutato e poi, soprattutto, sono stato fortunato» commentò Phurba Tashi.

E allora perché decise di smettere di andare in montagna dopo la sua ventunesima cima? Cosa lo fermò?

Il villaggio di Kumjun, dove Phurba Tashi vive con la sua famiglia, si trova a circa 4000 metri, nei pressi di una delle piste di atterraggio più alte del mondo: Syanboche.

A differenza di Namche Bazaar, che è oggi un centro turistico e commerciale della regione, dove la vita scorre frenetica e dove praticamente ogni casa è un piccolo albergo, Kumjung è un villaggio tranquillo, che conta circa cinquecento casette e che, insieme al suo villaggio gemello Khunde, è una gioia per gli occhi.

Tutti gli edifici, qui, sono costruiti allo stesso modo, con i tetti di lamiera verde e i muri bianchi. A differenza di tanti altri villaggi montani, questi si trovano su un terreno pianeggiante, di una certa ampiezza, circondato dalle montagne. A nord del villaggio si dipartono due sentieri: uno, che arriva da Namche Bazaar e che va a Mong La e ai villaggi di Phortse, Dole, Macchermo e Gokyo. L’altro invece porta al campo base dell’Everest, passando per Tengboche, Dingboche, e altri villaggi in quota. Guardando Kumjung da lontano, sembra un patchwork di tante casette arroccate e al sicuro ai piedi del sacro monte Khumbila (5761 metri). A mano a mano che ci avvicinavamo, entrando nella valle da nord, il villaggio si ingrandiva come per un effetto zoom, ma continuava a essere una visione completa fino al ventre del Khumbila.

Arrivammo a Kumjung, rientrando da Phortse, in un pomeriggio di febbraio relativamente caldo. Mentre passavamo davanti ai negozi e alle case, che si allineavano su entrambi i lati della strada, ci addentrammo nel centro del paese. Kumjung, con i suoi verdi orti e le serre, ci sembrò proprio un villaggio pacifico e casalingo. Fin dal primo sguardo, ci apparve come un luogo ameno, che gioiva della prosperità che la natura gli regalava. Prima che Namche Bazaar conoscesse il boom commerciale, era Kumjung la base da cui partivano diverse spedizioni per l’Everest, tra cui quella fortunata



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