Un trono in fiamme by Bernard Cornwell

Un trono in fiamme by Bernard Cornwell

autore:Bernard Cornwell [Cornwell, Bernard]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Novela, Aventuras, Histórico, Bélico
editore: ePubLibre
pubblicato: 2016-01-15T00:00:00+00:00


* * *

Ci ero già stato, molto tempo prima, ed ero rimasto bloccato nella sua taverna più grande, il Goose, da dove ero riuscito a scappare solo appiccando un incendio che aveva scatenato il panico in città e messo in fuga i nemici che avevano circondato l’edificio. Il fuoco aveva poi attaccato gli edifici adiacenti, riducendo in cenere quasi tutta la città. Erano rimaste indenni solo alcune case ai margini dell’abitato, nonché l’alta, pericolante piattaforma da cui la gente scrutava il mare per identificare le navi nemiche che si infilavano tra le secche ingannevoli alla foce del fiume. Mi aspettavo che Renwald stesse molto attento nell’avvicinarsi a quelle secche famose, ma lui non esitò, guidando con mano ferma la Rensnægl tra i giunchi che costellavano il canale. «Hanno tolto i falsi segnali!»

«Quali falsi segnali?» gli chiese Cerdic.

«Per anni ci sono stati dei giunchi collocati apposta per farti sbagliare strada. Ora invece segnano il percorso giusto. Remate, ragazzi!» I suoi uomini stavano facendo forza sui remi per portare la Rensnægl sana e salva attraverso le secche e sottrarsi al vento che rinforzava, mandando delle grandi onde crestate di bianco a infrangersi sugli scogli. A occidente le nubi si stavano facendo più scure, nascondendo il sole e promettendo tempo cattivo. «Un giorno mio padre», riprese Renwald, «vide una nave da cinquanta rematori e con un drago sulla prua incagliarsi su quel banco di sabbia», e indicò con la testa un punto verso sud, dove le creste bianche delle onde si infrangevano su una secca nascosta. «Quei poveri bastardi si erano arenati con l’alta marea. La marea di primavera. Avevano seguito i giunchi falsi, e remavano come se avessero il diavolo alle calcagna. Per giorni quei bastardi cercarono di farla galleggiare di nuovo, ma la cosa non funzionò. Alcuni annegarono, altri morirono di fame, e la gente della città li guardò morire. Nove o dieci di loro riuscirono a nuotare fino a riva, ma furono soppressi non appena l’ebbero raggiunta.» Spinse il timone e la Rensnægl virò, infilando il canale principale. «Ovviamente tutto ciò accadeva ai vecchi tempi, prima che i danesi occupassero la regione.»

«Ma ora è di nuovo dei sassoni», dissi.

«Che cosa ha detto?» chiese Renwald.

«Parla forte, nonno!» ululò Swithun. «Stai borbottando!»

«Ora è di nuovo dei sassoni!» gridai.

«E preghiamo Dio affinché lo resti», disse lui.

I rematori spingevano forte sui remi. La marea era calante, e l’aspro vento di sud-ovest schiaffeggiava la prua della Rensnægl. Le onde erano alte: non invidiavo chiunque si trovasse ancora al largo in quel vento sempre più forte. Sarebbe stata una notte fredda e tempestosa. Anche Renwald probabilmente pensò la stessa cosa, perché gettò un’occhiata alle nubi che correvano per il cielo staccandosi da quelle più scure a occidente. «Penso proprio che dovrò restare ormeggiato per un giorno o due», disse, «per lasciar passare questo tempaccio. Ma non è un brutto posto per arenarsi.»

La città aveva grossomodo l’aspetto di prima che io le dessi fuoco. Era ancora dominata da una chiesa con una torre sormontata da una croce.



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