Una lapide in via Mazzini (Italian Edition) by Giorgio Bassani

Una lapide in via Mazzini (Italian Edition) by Giorgio Bassani

autore:Giorgio Bassani [Bassani, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858855003
editore: Zoom Feltrinelli
pubblicato: 2017-04-12T22:00:00+00:00


IV.

L’autunno finì. Sopraggiunse l’inverno, il lungo e freddo inverno delle nostre parti. Tornò la primavera. E lentamente, insieme col volgere delle stagioni, anche il passato tornava.

Non so se quanto sto per riferire riuscirà plausibile. Vero è che le cose si erano messe dopo non molto in maniera tale da indurre a immaginare che tra Geo Josz e Ferrara esistesse una specie di segreto rapporto dinamico. Mi spiego. Piano piano lui dimagriva, si asciugava, riassumendo gradatamente, a prescindere dai radi capelli bianchi, di una canizie assoluta, d’argento, un volto che le guance glabre rendevano ancora più giovanile, addirittura da ragazzo. Ma dopo che furono rimossi i cumuli più alti di macerie e si fu sfogata una iniziale smania di cambiamenti in superficie, anche la città veniva a poco a poco ricomponendosi nel profilo assonnato, decrepito, che i secoli della decadenza clericale, succedutisi di colpo ai remoti e feroci e gloriosi tempi della Signoria ghibellina, avevano ormai fissato in maschera immutabile. Ogni cosa girava, insomma. Geo, da un lato; Ferrara e la sua società (non esclusi gli ebrei scampati ai massacri), dall’altro lato: tutto e tutti risultavano a un tratto coinvolti in un moto vasto, ineluttabile, fatale. Concorde come quello di sfere collegate per sottoposti ingranaggi a un unico perno invisibile, nulla sarebbe mai riuscito a fermarlo, a resistergli.

Si arrivò a maggio.

Dunque non era che per questo? – accadeva che taluno si dicesse sorridendo –. Dunque era soltanto perché il cieco rimpianto di Geo nei confronti della propria adolescenza perduta non sembrasse così cieco, che a partire dai primi del mese erano ricominciate a sfilare per molte vie, coi manubri delle biciclette traboccanti di fiori di campo, schiere allacciate di belle ragazze che adagio pedalavano, reduci da gite nella campagna suburbana, verso il centro della città? E non era d’altronde per la medesima ragione se, uscito da chissà quale suo nascondiglio ad appoggiare la schiena contro la mezza colonna marmorea che aveva tenuto in piedi per secoli uno dei tre cancelli del ghetto, tornava a sostare giusto all’angolo tra via Vignatagliata e via Mazzini, immutato come un piccolo idolo di pietra, il famoso conte Scocca?

E siccome, poi, in un tardo pomeriggio attorno al 15 del mese, una nutrita rappresentanza delle giovani cicliste di cui sopra aveva quasi finito di risalire adagio adagio via Mazzini stessa, e anzi, in procinto di sfociare in piazza delle Erbe, stava per trascorrere oltre ridendo, di fronte allo spettacolo sempre nuovo e sempre identico della vita davvero non ci fu broncio che a questo punto non fosse persuaso a disarmare. Il piccolo palcoscenico di via Mazzini presentava da una parte, provenienti contro sole, i ranghi serrati e luminosi delle ragazze in bicicletta, e dalla parte opposta, grigio come l’antico stipite a cui si addossava, il conte Lionello Scocca. Ebbene – pensarono tutti –, per qual motivo uno avrebbe dovuto rifiutare di commuoversi all’esibizione concreta di una simile allegoria, saviamente conciliante all’improvviso ogni cosa: l’angoscioso, atroce ieri, con l’oggi tanto più sereno e ricco di promesse? Certo si



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