Urania 0481 - Lupo dei Cieli by Edmond Hamilton

Urania 0481 - Lupo dei Cieli by Edmond Hamilton

autore:Edmond Hamilton [Hamilton, Edmond]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: PIPPO
ISBN: Urania 481
editore: Mondadori
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00


12

L'astronave Merc era sospesa nel cosmo ai confini della nebulosa, lambita dal fuoco radiante che pareva fluttuare nello spazio, come uno scoglio lambito dalle onde di un mare di luce.

La nebulosa era uno spettacolo fantastico, nell'infinito la sua distesa fiammeggiante pareva occupare l'intero spazio, la sua luce era come quella di un'immensa fiaccola sospesa nei cieli.

Dilullo sedeva con Bollard nel quartiere degli ufficiali, e stava studiando per la centesima volta le fotografie e i dati forniti dall'analizzatore sugli oggetti che Chane aveva visto nel magazzino.

– Finirai per consumarle con gli occhi – disse Bollard. – E non ti diranno nulla di diverso da quanto ti hanno già detto.

– E cioè, niente – protestò Dilullo. – O meglio… magari fosse soltanto niente! Le fotografie sono nitide e bellissime. Vedo gli oggetti, perciò so che esistono. E poi arriva l'analizzatore, con i suoi dati che affermano che gli oggetti non esistono.

Gettò il piccolo disco di plastica sul tavolo. Era vuoto e innocente come il giorno in cui era stato fabbricato, e registrava 'zero'.

– Chane non l'ha usato bene, John. Ha collegato male i sensori, oppure ha dimenticato di attivarlo.

– Lo pensi davvero?

– Conoscendo un poco Chane, no. Ma devo credere in qualcosa, e il difetto non è nell'analizzatore. Lo abbiamo controllato e ricontrollato, e funziona perfettamente.

– Oh, di questo siamo sicuri!

– E allora, dev'essere colpa di Chane.

Dilullo si strinse nelle spalle.

– Be', questa è la spiegazione più logica.

– Ce ne può essere un'altra?

– Certo. Gli oggetti possono essere composti di una sostanza che l'analizzatore non è in grado di identificare, perché i suoi elementi non sono programmati nella sua memoria. Cioè, di una sostanza che non appartiene alla nostra tavola atomica. Ma sappiamo che questa è una spiegazione ridicola, vero?

– Naturalmente – disse Bollard, lentamente.

Dilullo si alzò, prese una bottiglia, e sedette di nuovo.

– Non c'è altro da fare – disse. – Fai venire qui Thrandirin e i due generali. E Chane.

– Perché lui?

– Perché ha visto gli oggetti. Li ha toccati. Ne ha azionato uno. L'ha sentito… cantare. – Bollard sbuffò.

– Chane è veloce, ed è in gamba, ma non mi fiderei di lui.

– Neppure io – disse Dilullo. – Perciò, fallo venire qui.

Bollard uscì. Dilullo appoggiò il mento sulle mani chiuse a pugno, e fissò il disco e le fotografie. All'esterno dello scafo, i pallidi fuochi della nebulosa ardevano, stendendosi attraverso l'infinito… interminabili parsec d'infinito, in tre dimensioni. Nella cabina di astronavigazione, Bixel leggeva dei libri microfilmati presi dalla biblioteca di bordo, libri che leggeva per la terza o quarta volta, e beveva innumerevoli tazze di caffè, vegliando sul radar che rimaneva ostinatamente vuoto, come il disco del]'analizzatore.

Bollard ritornò in compagnia di Chane, di Thrandirin e dei due generali, Markolin e Tatichin. Il suffisso -in era apparentemente di grande importanza, su Vhol, poiché identificava una certa classe che aveva ottenuto il potere moltissimo tempo prima, e che vi era rimasta saldamente ancorata con ammirevole determinazione. Questa classe privilegiata figurava soprattutto nei settori dell'amministrazione dello stato, nelle gerarchie militari e nelle forze spaziali, e i componenti delle 'grandi famiglie' di Vhol erano abituati al comando.



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