Il prigioniero vichingo by Michelle Willingham

Il prigioniero vichingo by Michelle Willingham

autore:Michelle Willingham
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Romance, Foreign Languages, Italian, Foreign Language Fiction, Literature & Fiction
editore: HARLEQUIN MONDADORI
pubblicato: 2014-05-19T22:00:00+00:00


8

Quando un servo venne ad aprire la porta, Styr si presentò e chiese di parlare con il padrone. «Tra voi c’è uno schiavo di nome Onund?» aggiunse sottovoce.

L’altro lo guardò confuso. «Sì, ma solo da pochi giorni.» Pareva pronto a fare domande, ma poi si trattenne.

«Mandamelo. È uno dei miei compagni e io sono venuto a liberarlo.»

«Ah, sì?» chiese una voce profonda. «Parole audaci per un Hardrata.»

Styr vide un uomo emergere dall’ombra: era alto, con i capelli neri, le spalle larghe e la barba corta, e portava fasce dorate intorno alle braccia. Le dita erano ornate da vari anelli e un orecchino pendeva da un lobo.

«Conoscevo tuo fratello Hakon» disse. «Ti sei spinto molto lontano da Hordafylke.»

«Come facevi a conoscerlo?»

«Da ragazzi eravamo amici. Prima di venire qui ho viaggiato per un certo tempo con lui. Sono Ivar Nikolasson.» Lo invitò a sedersi, ma Styr esitò. Per quanto quell’uomo sostenesse di conoscere suo fratello, non riusciva a capire se costituisse o meno un pericolo. «Vedo dalla tua espressione che non ti ricordi di me.» Ivar ordinò a un servo di condurre là Onund. «Forse il tuo compagno può rassicurarti: io non maltratto i miei schiavi.»

Styr attese per vari minuti, mentre Ivar gli offriva un posto dove sedersi. La grande casa era divisa in vari spazi dove dormire e un grande focolare ne occupava il centro. Il profumo appetitoso della carne arrosto aleggiava nell’aria e i segni della ricchezza di Nikolasson erano evidenti tutt’intorno. Styr notò coppe d’argento, un cassettone con decorazioni di avorio e oro e piccoli divani coperti da drappi di seta e pellicce. La tunica di Ivar era ornata di fili d’argento.

Poco dopo arrivò Onund. Alla vista di Styr sospirò di sollievo. «Siano ringraziati gli dei!» esclamò.

Styr si alzò e gli fece cenno di avvicinarsi. «Dov’è Elena?» gli chiese in un sussurro.

Onund si irrigidì. «Si è gettata in mare dalla nave per evitare di essere catturata e Ragnar l’ha seguita.»

Styr si sentì gelare all’idea del pericolo che sua moglie stava correndo. «È viva? Dov’è successo?» gli chiese incalzante.

«Quando eravamo a poche ore di navigazione a sud della città siamo stati attaccati dai danesi. Elena e Ragnar hanno tentato di raggiungere la riva a nuoto, ma non so se ci siano riusciti.» Onund gli afferrò una spalla. «Ho pregato gli dei per la loro salvezza.»

Styr assentì, ma si sentiva intontito e sconvolto. Non sentì quasi le parole di Onund sugli altri compagni.

«... e il resto di noi è stato fatto schiavo» concluse. Attese ansioso la sua risposta, ma nella mente di Styr l’immagine di Elena si confondeva con quella di Caragh. Ricordava quando era caduta in mare e la sua lotta disperata per tenersi a galla e nuotare. Elena non era una forte nuotatrice. Gettarsi in mare era un gesto disperato: probabilmente era convinta che, se fosse rimasta sulla nave, i nemici l’avrebbero uccisa.

Styr immaginò il suo corpo snello sprofondare nell’acqua, braccia e gambe inerti, e qualcosa si ruppe dentro di lui.

«E gli altri uomini?» Un freddo impeto di vendetta lo invase.



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