La luce dei Normanni by Francesca Cani

La luce dei Normanni by Francesca Cani

autore:Francesca Cani [Cani, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci Editore
pubblicato: 2020-03-12T23:00:00+00:00


18

C’era stato un mondo prima del loro bacio sulla collina e uno dopo. Ma c’era stata anche una giovane sposa desiderosa d’amore e una moglie che non sapeva più quale parte del proprio destino continuare a combattere e quale accettare. Lucilla soffriva ancora le estati roventi della penisola e se ne stava al riparo nelle sue stanze, ma forse non voleva solo sfuggire al sole. All’ombra delle volte il pomeriggio era gradevole, non fosse stato per quello sciame di pensieri che le impediva di rilassarsi. Aveva ripreso a ricamare e rammendare, attività indispensabile per mandare avanti il castello, ma c’era agitazione nei suoi piccoli punti. Cuciva trafiggendo il lino come fosse il suo nemico.

Dopo aver lottato con i propri istinti, era arrivata alla conclusione che solo l’orgoglio le impediva di ammettere che baciare Filippo era stato meraviglioso. Il suo corpo la tradiva in continuazione e lo fece anche in quel momento, quando affacciandosi alla finestra lo vide nella corte interna, intento a spaccare la legna. La tunica era tesa sul petto e incollata dal sudore alle spalle enormi. I suoi movimenti erano potenti e aggraziati, misurati eppure esplosivi.

Il mondo intorno a lei rallentò. La mano le cadde in grembo e il rammendo scivolò a terra.

«Oggi ha abbattuto da solo una decina di alberi. Sta aiutando a ricostruire le case degli abitanti del borgo senza che quasi nessuno sappia che si tratta del loro signore» disse Neri interrompendo il silenzio e il fluire dei suoi pensieri. «Lo credono uno dei tanti lavoranti mandati dal margravio, non un feudatario.»

«Quindi è capace di gesti disinteressati.»

Un altro dettaglio che lo rendeva attraente ai suoi occhi.

«Il punto è, mia signora, che Filippo di Lacus non dovrebbe affatto occuparsi di quei lavori, piuttosto dovrebbe ricevere nella sala grande i nobili vicini. Dovrebbe amministrare la giustizia e ristabilire la gogna e le punizioni corporali per i ladri di bestiame.»

Lucilla rabbrividì.

«Mi sembrava strano che voleste tessere le lodi di un signore generoso, voi volete rovinare quel poco d’umano che c’è in lui.»

Neri rise, lei gli scoccò un’occhiata ostile.

«Se Filippo non metterà subito in chiaro che è lui a comandare ci troveremo al centro di diversi interessi. Immaginate una rocca come questa, una terra ricca e non più in povertà come lo è stata negli ultimi anni, senza un vero feudatario che possa estendere su Lacus il suo blasone. Ci attaccheranno, mia signora.»

«Ma lui c’è, Filippo è ovunque.»

Lo sentiva sempre, sulla pelle, addosso.

«Nessuno lo conosce. Nemmeno voi che siete qui da settimane potete dire di avergli parlato più di quattro o cinque volte, vero?»

Lucilla sbatté più volte le palpebre, incapace di distogliere gli occhi dall’immagine di Filippo che brandiva l’ascia e spaccava il ceppo sfogando la forza dei muscoli gonfi. Il petto largo fasciato dalla giubba, la segatura appiccicata al collo, ogni dettaglio continuò a incidersi nella mente di Lucilla.

«Vedo come lo guardate, dovreste andare da lui e tentare di ricucire gli strappi, forse allora tornerà in sé» continuò Neri accorato.

Ma Lucilla lo ammirava come fosse una magnifica e feroce belva, da una distanza di sicurezza.



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