Ben-Naftali Michal - 2015 - L'insegnante by Ben-Naftali Michal

Ben-Naftali Michal - 2015 - L'insegnante by Ben-Naftali Michal

autore:Ben-Naftali Michal [Ben-Naftali Michal]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788852084805
Google: IxhEDwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2018-01-22T23:00:00+00:00


a. Fra le varie accuse mosse in seguito a Kastner, nativo di Kolozsvár, c’era anche quella di aver favorito i suoi concittadini rispetto agli abitanti di altre città.

21

Era una prigione strana, lunghe baracche con letti di legno a tre piani dove erano stipati bambini e adulti di tutte le età. Ciò che accomunava i prigionieri era il fatto che fossero tutti innocenti, mentre la prigione era gestita e controllata da criminali. Era un mondo alla rovescia che avrebbe potuto essere considerato come un folle gioco se non fosse stato una realtà dura e assurda. Dura non tanto perché i prigionieri dovessero fare qualche cosa. Anzi, lo era proprio perché non dovevano fare niente. La loro esistenza era ridotta a un nulla, a una mera lotta per la sopravvivenza alimentata dal ricordo della promessa che tutto ciò che stavano vivendo era momentaneo e prima o poi se ne sarebbero andati di lì. Rispetto alla brutale e mostruosa eventualità che si era prospettata fin da quando erano partiti – che il loro tempo potesse terminare in modo totale e definitivo e che non ne avrebbero mai più avuto a disposizione –, l’abbondanza di cui ora godevano era una sorta di curiosa sorpresa. Ma per chi di loro aveva perso la speranza il tempo si congelò, come se fosse stato privato delle sue caratteristiche, della sua durata. Si affrancò da qualunque aspettativa e, non potendo essere sfruttato, smise di costituire un’ancora stabile che consentisse di vagare avanti e indietro col pensiero per capire o immaginare cosa stesse accadendo.

Prima che le porte dei vagoni si aprissero in quella che si rivelò essere la destinazione finale, Elsa non aveva mostrato interesse per i nomi delle stazioni nelle quali erano transitati, a meno che un nome sospetto non avesse seminato il panico tra i passeggeri. Ma ora voleva sapere come si chiamava quel luogo, quasi che il nome potesse suggerirle qualcosa del loro destino. Marciarono a lungo. I bagagli pesanti furono caricati su camion insieme a vecchi, malati e bambini. A quanto pareva, però, non c’erano abbastanza camion. Elsa sentiva la gente commentare amareggiata che erano stati usati dai leader, da quel gruppo di comando costituitosi già all’inizio del viaggio nei pressi del confine con l’Austria nel tentativo di mantenere una parvenza di controllo e formato da rappresentanti dei partiti sionisti e di altre organizzazioni. Ben presto lei perse la cognizione del tempo. Non sapeva quanti chilometri avessero percorso i loro corpi esausti, rattrappiti dalla lunga permanenza sul treno e dai morsi della fame. Si sforzava di tenere il passo, con gli occhi fissi a terra. Il suo cranio rasato, avvolto nel foulard, la faceva sentire più leggera, più esposta al vento, e provò il desiderio infantile di avvertire il tocco di una mano sulla testa. Respinse però subito quel desiderio, terrorizzata. Temeva di non poter sopportare neppure il contatto della propria mano. A fatica sollevava lo sguardo da terra. L’espressione impietrita che aveva assunto l’aiutava a mantenere un’andatura automatica, cadenzata, che in quel momento le pareva il ritmo stesso della vita.



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