Gli Invincibili. Alla Conquista Del Potere by Andrea Frediani

Gli Invincibili. Alla Conquista Del Potere by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Romanzo Storico, Historical, Fiction
ISBN: 9788854152939
Google: XOhN3GBj6YgC
Amazon: B00CDYJOJO
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-04-15T22:00:00+00:00


L’abitazione di Cicerone ad Arpino, la casa natale del grande oratore, era più modesta di quanto si aspettassero Quinto Pedio e Lucio Pinario. Una domus rustica di dimensioni contenute, soprattutto per chi, come loro, conosceva le spettacolari ville che il senatore si era fatto costruire in Campania e altrove sul suolo italico, dopo aver fatto fortuna ed essere diventato uno degli uomini più importanti di Roma. Tuttavia, i due cugini di Ottaviano si accorsero, una volta percorso il vestibolo, che Cicerone l’aveva arredata con sfarzo, abbondanza di statue di pregio, suppellettili e affreschi degni delle abitazioni più lussuose dell’Urbe.

Non che a loro interessasse. Erano lì per un compito ben preciso e assai delicato, e volevano dimostrarsi degni della fiducia che Ottaviano aveva riposto in loro: erano concentrati solo sull’incontro con l’uomo il cui appoggio sarebbe potuto risultare determinante per consolidare la precaria posizione del cugino. Così, seguirono in silenzio lo schiavo che li conduceva nel tablino dell’avvocato, memorizzando entrambi le istruzioni ricevute da Ottaviano, senza badare a ciò che li circondava e limitandosi a lanciarsi vicendevolmente occhiate preoccupate.

Giunsero al cospetto di Cicerone con una certa soggezione, che l’affabile accoglienza del senatore non diminuì. Il padrone di casa, sepolto tra pile di fogli di papiro e con uno scriba accanto, si alzò dallo scrittoio e venne loro incontro, stringendogli la mano e invitandoli a sedersi. «Miei cari colleghi», disse Cicerone, «sono onorato che abbiate voluto sobbarcarvi un viaggio così scomodo da Roma, in tempi tanto uggiosi, per scambiare due parole con questo vecchio relitto di una Repubblica che non esiste più».

«Ehm, proprio di questo volevamo parlare, in effetti», rispose Quinto Pedio. «Cioè... della Repubblica e dei suoi problemi», aggiunse, rendendosi conto di aver scelto male le parole.

«Cari miei», Cicerone si sedette a sua volta e scosse la testa, «viviamo in tempi difficili, e dopo la fine della guerra civile pensavo di averle viste tutte. E invece sto vedendo ben di peggio, adesso. Per questo preferisco tenermi in disparte, qui nella mia casa natale, lontano dalle torbide trame che scuotono Roma».

«Ma forse, se posso permettermi», intervenne Pinario, «proprio perché regna uno stato di grande confusione e aleggiano grandi pericoli sull’Urbe, la tua autorevolezza ed esperienza sarebbero un acquisto prezioso, nel caso tu decidessi di tornare al centro della scena. Almeno così la pensa nostro cugino Ottaviano, e non possiamo che essere d’accordo».

Quinto Pedio si affrettò ad annuire.

«Ah, Ottaviano... È un bravo ragazzo, davvero, anche se la sua popolarità tra il popolo e le legioni – e la sua pervicacia nel voler perseguire coloro che, a torto o a ragione, hanno creduto di fare del bene a Roma – mi dà delle preoccupazioni. E poi, questa ansia di voler emulare Cesare... non basta Antonio, per minacciare la democrazia?»

«Ti assicuro, Cicerone, che il giovane non ha alcuna intenzione di emulare Cesare», si affrettò a rassicurarlo Pinario. «Vuole solo far rispettare i diritti che il testamento prevede per lui, per il popolo e per i soldati. E certo, Ottaviano amava Cesare e desidera che i



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