Il Figlio della Steppa by Conn Iggulden

Il Figlio della Steppa by Conn Iggulden

autore:Conn Iggulden
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-03-22T16:00:00+00:00


Eeluk si alzò all'alba, la testa che gli martellava dolorosamente e un velo di sudore maleodorante sulla pelle. Si era fatto portare dell'altro airag dopo che Arslan e Jelme si erano ritirati nella loro ger, e aveva dormito al massimo per il tempo necessario alle stelle per spostarsi di un palmo nel cielo. Si sentiva malissimo, ma quando uscì all'aperto e si guardò attorno, scoprì stupito che Arslan e suo figlio erano già svegli e si stavano esercitando con la spada muovendosi in quella che ai suoi occhi assonnati pareva una specie di danza.

Alcuni guerrieri si erano già radunati intorno a loro. Certuni ridevano e facevano commenti offensivi, ma i due uomini li ignoravano, continuando a esercitarsi. A quelli che avevano occhi per vedere, tuttavia, appariva chiaro dall'equilibrio e dall'agilità con cui si muovevano che erano spadaccini di alto livello. Arslan era a petto nudo, la sua pelle coperta da un intrico di cicatrici. Persino Eeluk fu impressionato dalla quantità di sfregi che gli deturpavano il corpo, da quelli vecchi, bianchi come latte, che gli solcavano le braccia, ai segni di ustioni e punte di freccia sulle spalle e sul petto. Quell'uomo aveva combattuto parecchio, e, mentre piroettava su se stesso, Eeluk notò che aveva solo poche ferite sulla pelle chiara della schiena. Erano tutti e due ugualmente impressionanti, fu costretto ad ammettere, suo malgrado. Arslan luccicava di sudore, e tuttavia il suo respiro non era per nulla affrettato. Lo osservò, torvo, cercando di richiamare alla mente la conversazione della sera prima. A un tratto si accorse che i suoi guerrieri si erano fatti silenziosi e sbuffò, aspettando che padre e figlio terminassero l'allenamento. Non si fidava di loro. Quando si alzò, grattandosi, vide che due dei suoi guerrieri stavano parlando con Arslan, evidentemente chiedendogli spiegazioni a proposito degli esercizi che avevano eseguito, e si chiese se i nuovi arrivati potessero essere spie o persino assassini. Il più anziano dei due, in particolare, aveva l'aspetto di un uomo abituato a uccidere e lui si rese conto che avrebbe dovuto costringerli all'obbedienza, o presto qualcuno avrebbe messo in discussione la sua autorità sulla tribù.

Nonostante i suoi cattivi presentimenti, il loro arrivo era una benedizione del cielo, in un momento in cui stavano preparando una campagna contro gli Olkhun'ut. I Lupi stavano crescendo, e lui sentiva nei lombi e nel sangue la marea montante della primavera, che lo chiamava alla guerra. Avrebbe avuto bisogno di buone spade per ogni giovane guerriero della tribù, e forse Arslan era l'uomo che gli serviva. L'armaiolo della tribù era un vecchio ubriacone inaffidabile, ed era soltanto grazie alla sua bravura se non lo avevano ancora abbandonato nella neve, d'inverno. Eeluk sorrise tra sé e sé, pensando che Arslan avrebbe fatto cotte di maglia e spade che avrebbero reso i Lupi ancor più forti.

La morte era una presenza costante nei sogni di Eeluk. La donna più anziana della tribù era andata a tirare le ossa nella sua ger, e aveva profetizzato grandi spargimenti di sangue sotto il suo vessillo.



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