Il Giovane Cesare by Rex Warner

Il Giovane Cesare by Rex Warner

autore:Rex Warner
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzo storico
ISBN: 9788876156809
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2012-01-31T16:00:00+00:00


VII. Elogi funebri

Mi rendevo conto che la mia carriera era agli inizi. Alle elezioni, che ebbero luogo l’anno dopo il consolato di Pompeo e di Crasso mi presentai candidato alla carica di questore e fui eletto. In questo modo avrei potuto occupare il mio seggio in senato e, seguendo i tempi scanditi dalla legge, candidarmi alle cariche più alte di edile, pretore e console. In altre parole mi avviavo a percorrere, nell’età normale e per le vie consuetudinarie, le tappe prestabilite della carriera politica. Ma non gradivo affatto né la normalità né la lentezza di questo progresso. Avevo ormai trentatré anni; a quell’età Pompeo aveva già avuto il comando di grandi eserciti, e Alessandro aveva già conquistato il mondo. Io invece ero stato ostacolato in parte da eventi che sfuggivano al mio controllo, ma in parte anche dal mio carattere. Incominciai così ad avvertire, sia nei riguardi di me stesso sia nei confronti del mondo che mi circondava, un’insoddisfazione che mi avviliva, irrazionale e istintiva.

Ero stato, in un certo senso, sfortunato. Se Silla fosse stato sconfitto nella guerra civile, io, nipote di Mario e genero di Cinna, mi sarei trovato quasi al centro del potere, e certamente avrei avuto occasione di mostrare la mia intelligenza. Dovevo invece riconoscere che, pur considerate le limitate occasioni che finora mi si erano presentate, i miei successi non erano stati notevoli. Mi ero, senza alcuna difficoltà, guadagnato l’affetto e la stima del defunto re di Bitinia; avevo portato felicemente a termine una coraggiosa impresa contro una flotta di pirati ed ero noto nei circoli mondani. Nei miei contatti con gli ambienti politici, poi, avevo dato prova di una certa disinvoltura e già godevo di un grande favore presso il popolo; avevo inoltre una discreta reputazione come oratore e uomo di lettere, ero famoso per la mia stravaganza e, nonostante il profondo affetto che nutrivo per mia moglie e mia figlia, ero implicato in numerose avventure sentimentali. Era questo il curriculum di un brillante perdigiorno, che non lasciava grandi speranze per un futuro da politico. A quel tempo, paragonarmi a Pompeo sarebbe stato ridicolo. Addirittura Cicerone, che nella vita aveva esordito senza nessuno dei vantaggi che avevo avuto io, era diventato uno degli avvocati più in vista unicamente grazie a una strenua fatica e a un attento perfezionamento delle proprie doti, e ormai nell’ambiente politico godeva di un prestigio superiore al mio.

La mia posizione, allora, era abbastanza mediocre. Occupavo un posto rispettabile nel collegio dei pontefici, e passavo per essere un demagogo piuttosto eccentrico; d’altro canto quello che avevo fatto in collaborazione con Licinio Macro, per sollecitare la restituzione dei poteri ai tribuni, era stato efficace, ma tutto il merito dell’operazione era andato a Pompeo. Avevo l’impressione che, nel complesso, il mio principale successo fosse l’ampia cerchia di amici intimi che avevo saputo scegliermi in tutte le classi sociali e di tutte le nazionalità. Mi tenevo infatti in contatto costante con la maggior parte degli amici che avevo in Bitinia, in Asia e in Grecia.



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