La cuoca di Radetzky by Stefano Jacini

La cuoca di Radetzky by Stefano Jacini

autore:Stefano Jacini [Jacini, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2024-02-15T00:00:00+00:00


4. Lo spione gabbato

Sto vivendo, mi si passi il verbo, giorni memorabili. In contrada de’ Bigli 1241 gli incontri si succedono senza sosta; Raffaella, Filippo, Attilio e gli altri amici si accertano che per Giuditta ogni cosa proceda al meglio e mi offrono preziosi aggiornamenti sulla mondanità. Arriva tutta d’un pezzo anche la Haushälterin di casa Radetzky, che si scusa del disturbo ma è venuta ad ammirare l’ultimo nato, Francesco Giuseppe Federico, i cui primi due nomi gli sono stati appioppati in omaggio al sedicenne erede al trono di Vienna. Al piccolo che agita braccia e gambe in culla Peppina dispensa buffetti alle guance, con un garbo di cui Giuditta non l’avrebbe mai giudicata capace. È la stessa a giustificarsi, le serve da succedaneo al nipotino che non vede da mesi. I bambini rappresentano il futuro, sentenzia, tocca alle madri e alle nonne prepararne uno degno di loro, per questo bisogna stare all’erta e non lasciarsi ingannare dalla parvenza tranquilla della città.

“Avrà un bel da fare con quattro bambini,” commenta per voltar pagina. “Dove trova un momento libero?”

“Dal 16 giugno ho una seconda balia che mi aiuta,” la tranquillizza Giuditta. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma aveva dovuto cedere alle proteste del suo Josef per il poco tempo che riusciva a dedicargli. “Teme che possa scoppiare qualche sommossa?”

“Non per ora, ma stiamo all’erta.”

“Anche in casa Maffei il 16 giugno è una data storica,” interviene Raffaella. “La contessa si è separata dal marito, l’atto notarile l’ha redatto Tommaso Grossi, testimoni Giuseppe Verdi e Giulio Carcano.”

“Se vogliamo parlare di date storiche,” aggiunge la Haushälterin Peppina, “il 16 giugno è salito al Soglio Pontificio un massone che si è battezzato Pio IX. Si è creato una nomea di liberale, ma non si capisce da che parte stia, è pericoloso in un momento di equilibri instabili.”

“Staremo a vedere se autorizzerà le strade ferrate nello Stato Pontificio,” commenta Giuditta.

A questo punto intervengo anch’io segnalandole che Giuseppe Giusti ha avvertito i suoi lettori: “Questo è un papa in buona fede, è un papaccio che ci crede! Diamogli l’arsenico.” Poi taccio per non intralciare la Haushälterin che prosegue con la cronistoria: “Vienna aveva addirittura spedito a Roma l’arcivescovo von Gaisruck per comunicare il veto dell’imperatore alla nomina di Pio IX, ma quello s’era presentato con tre giorni di ritardo.”

“Per caso o per scelta?” insinuo, senza pretendere commenti.

Per chiuderla in bellezza non era rimasto che commissionare a Gioachino Rossini un inno celebrativo dell’investitura papale. Il compositore non s’era troppo sprecato, aveva riciclato un coro della sua Donna del lago e lo aveva diretto fra il tripudio dei bolognesi in piazza San Petronio.

“Facevano meglio a chiederlo a Verdi,” conclude la Haushälterin.

“Verdi è antimonarchico,” avverte Filippo. “Avrebbe creato un caso.”

“Sono tre anni che il suo Ernani esalta un fuorilegge e nessuno grida allo scandalo,” ribatte l’altra e a Giuditta: “Lei è mai stata alla Scala? Sua Eccellenza s’è fissato che la lirica sia l’humus ideale per le idee sovversive.”

“Per questo hanno messo il capo della polizia a dirigere la Scala,” aggiunge Filippo.



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