Total War - La spada di Attila: TOTAL WAR by David Gibbins

Total War - La spada di Attila: TOTAL WAR by David Gibbins

autore:David Gibbins [Gibbins, David]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788868215873
Google: BEexBgAAQBAJ
editore: Salani
pubblicato: 2015-02-17T23:00:00+00:00


Capitolo 13.

Flavio sedeva a prua sulla barca e fissava la nebbia davanti a sé; si era tolto la tonaca e sulle sue spalle le insegne da tribuno brillavano debolmente nella luce lattiginosa. Tre giorni prima lui, Macrobio e Arturo avevano lasciato l'isola, un posto che erano stati più che felici di abbandonare, e da allora era stato un viaggio difficile, tra gole, rapide e mulinelli, di nuovo controcorrente sul grande fiume. Ma nell'ultimo giorno la costa rocciosa si era abbassata sempre di più; adesso non era più alta dell'albero della nave e i tre uomini iniziarono a pensare di aver superato il peggio. Avevano avuto fortuna con il vento, che era stato abbastanza forte da gonfiare la vela e spingerli a passo d'uomo controcorrente, ma di tanto in tanto quel mattino si era alzata la brezza fredda di nord-est, un assaggio del vento rigido che soffiava sulle steppe, la loro destinazione. Prisco aveva detto che il vento avrebbe iniziato a soffiare quando avessero raggiunto la roccia che segnalava il loro punto di svolta, un affluente del fiume che li avrebbe portati a un pontile dove il loro viaggio in barca si sarebbe concluso e sarebbe iniziata la tappa finale attraverso le praterie sconfinate.

Flavio pensò a cosa aveva detto Prisco della spada di Attila. Era stata forgiata molto tempo prima, ai tempi degli antenati di Munzuco, prima di Traiano e Decebalo e della conquista della Dacia, prima che i romani anche solo pensassero di penetrare nelle terre nordiche dei barbari. Si diceva che i fabbri avessero percorso la via della seta da una misteriosa isola nel mare oltre la Thina, un luogo dove le spade erano talmente affilate che bastava toccare una lama per perdere un dito. Gli uomini dagli occhi stretti avevano approntato la loro fucina in una piccola valle buia nelle steppe, in uno di quei luoghi sul fondo dell'argine eroso di un fiume dove gli unni vivevano al riparo dai venti che soffiavano in alto, avventurandosi fuori solo per cacciare, commerciare e fare la guerra. Là, per mesi, avevano temprato l'acciaio, creando una spada incredibilmente forte e al tempo stesso duttile, aggiungendo al ferro una lega naturale d'oro e argento che la rendeva scintillante e splendente anche alla luce opaca del nord. Il capotribù che aveva ordinato la creazione della spada, un lontano antenato di Munzuco, aveva dato ai fabbri una pietra che i suoi avi avevano visto cadere dal cielo sui ghiacci dei campi di caccia più a nord, una pietra che attraeva il ferro, e i fabbri ne avevano fatto il pomolo della spada. I fabbri erano ancora là, bruciati e sepolti nella valle insieme alla loro fucina, uccisi dal capotribù con la stessa spada che avevano realizzato, perché non vendessero le loro abilità ad altri in grado di contrastare il potere che ora brillava nelle sue mani.

Erecan, la figlia di Attila, aveva detto a Prisco che alla nascita del futuro re Munzuco, il padre di Attila, aveva messo la spada in una pira, e che



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